Torino: bus separati per rom e italiani. La proposta di Sel e PD
Torino come il Sudafrica negli anni dell'apartheid? Forse è un'esagerazione, ma l'iniziativa che si appresterebbe a mettere in campo l'Atm, società che gestisce i trasporti pubblici, lascia a dir poco perplessi. Un autobus, il numero 69, collega il capoluogo piemontese a Borgaro, cittadina vicina, dove sorge un campo rom. Ebbene, da tempo su quella linea vengono riferiti episodi "pericolosi": non si capisce dove finisca la fantasia e inizi realtà, ma c'è qualcuno che parla di aggressioni e sputi da parte dei rom ai gagè (non rom). Per questo l'amministrazione comunale di Borgaro, guidata da una giunta di centrosinistra (Pd e Sel) ha pensato di proporre di sdoppiare la linea, facendone una dedicata esclusivamente al collegamento con il campo e mantenendo la 69 per tutte le altre fermate: "Così si risolverà il problema senza che ci rimetta nessuno – dice Claudio Gambino, sindaco della città -. È la soluzione migliore per tutti". A fargli eco è l'assessore ai trasporti, di Sel.
L'iniziativa parrebbe accontentare un po' tutti in effetti. I rom avrebbero una linea dedicata, mentre i non rom utilizzerebbero quella tradizionale. "Non è razzismo, è soltanto un modo per risolvere un problema che va avanti da troppo tempo", sostengono gli amministratori, ignorando che così facendo si contribuisce ancor di più alla segregazione dei cosiddetti "nomadi". I cittadini sostengono che negli anni si sono verificati decine di episodi: tentativi di furto, insulti, sputi e molti "si dice": insomma, tante chiacchiere ma chissà quante colpe accertate. O, almeno, più gravi di quelle compiute dai coetanei "indigeni".
Così il sindaco piddino di Borgaro e i suoi collaboratori hanno pensato di "tagliare la testa al toro" e in un'assemblea hanno proposto: "Due linee: una per noi, una per loro". In sala si è levato un applauso. Finalmente gli "zingari" verranno isolati dal resto della comunità.