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Opinioni

The New York Times: ecco perchè i documenti andavano pubblicati

Riportiamo stralci dell’editoriale con il quale la redazione del New York Times “giustifica” la scelta di pubblicare i documenti che hanno messo in grande imbarazzo la diplomazia mondiale.
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Non c'è alcun dubbio sul fatto che la pubblicazione delle migliaia di documenti riservati da parte di Wikileaks, l'organizzazione che fa capo a Julian Assange, rappresenti un evento destinato a cambiare il corso della storia mondiale. Le questioni aperte dal contenuto dei "dispacci" delle varie ambasciate (e immaginiamo che la carriera diplomatica di qualche funzionario sia seriamente minacciata), già basterebbero a rendere l'idea del rivolgimento epocale che avverrà nei prossimi mesi, ma c'è un altro punto sul quale crediamo sia opportuno fare luce. Per la prima volta, infatti, è chiaro a miliardi di persone che Governi, servizi segreti e apparati di potere possono essere "scavalcati", "battuti" dalla libera informazione, dalla Rete e dal coraggio di giornalisti, intellettuali e semplici individui.

Di fronte ad una simile mole di informazioni e alla valenza anche "ideologica" dell'atto compiuto da Wikileaks, la scelta dei portali di grandi gruppi editoriali come il Guardian, El Pais, Der Spiegel, Le Monde e non ultimo il New York Times assume un significato profondo. Proprio l'influente quotidiano statunitense spiega ai suoi lettori il perchè della scelta di pubblicare i documenti, con un editoriale convincente e meritevole di considerazioni. Dopo aver dato precisi ragguagli sulle fonti e sul modo in cui l'organizzazione avrebbe divulgato l'intero database, si entra nel merito della scelta, con una riflessione che parte proprio da quell'appello alla responsabilità fatto dalle alte sfere del Pentagono affinchè non fossero divulgate tali notizie.

"Come linea di principio noi siamo contrari alla divulgazione di informazioni segrete che potrebbero esporre fonti confidenziali a rappresaglie, oppure potrebbero rivelare strategie operative ai nostri nemici (come informazioni che potrebbero compromettere lunghi lavori d'intelligence, ndr) […] d'altro canto, troviamo meno giusto omettere notizie semplicemente perchè potrebbero causare crisi diplomatiche o imbarazzare qualche alto ufficiale. […] Per il Times però, ignorare questo material equivale a privare i suoi lettori di quell'attenta valutazionee di quella ragionata analisi che essi si aspettano da noi quando questo tipo di informazioni diventano pubbliche. Ma la ragione più importante per la pubblicazione di questi documenti risiede nel fatto che essi raccontano il modo con il quale i governi prendono le loro più importanti decisioni, decisioni che spesso costano vite umane e risorse economiche. […] Tacere su queste cose equivale ad affermare il presupposto per il quale i Cittadini Americani non hanno il diritto di conoscere che cosa è stato fatto nel loro nome".

Insomma, una rivendicazione del diritto di informare i cittadini, ai quali fornire tutti gli strumenti per valutare criticamente la realtà, lontano dalla propaganda e dalla semplificazione alla quale spesso i Governi (spesso con l'aiuto dei media) fanno ricorso. Una considerazione radicalmente diversa da quella che vuole i Popoli come "assuefatti al Sistema e pronti ad accogliere decisioni e scelte in modo automatico e quasi inconsapevole", che trova nella Rete, nell'informazione dal basso, nella consapevolezza critica di milioni di persone la linfa vitale di una nuova stagione.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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