62 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Terrorismo, la jihadista italiana Fatima è in Siria, “pronta al martirio”

Maria Giulia “Fatima” Sergio, la prima foreign fighter italiana, si troverebbe in Siria a combattere a fianco del Califfato, pronta “all’esecuzione di qualsiasi richiesta” dell’Isis, martirio compreso. Il padre della ragazza, invece, ai domiciliari, vuole riconvertirsi alla fede cristiana e dimenticare questa storia.
A cura di C. T.
62 CONDIVISIONI
fatima genitori

La prima foreign fighter italiana, Maria Giulia "Fatima" Sergio, si troverebbe in Siria a combattere a fianco del Califfato. La ragazza, ricercata dalla procura di Milano per terrorismo, sarebbe – secondo il decreto di fissazione del giudizio a firma dell'aggiunto Maurizio Romanelli e del sostituto Paola Pirotta – "addestrata all'uso delle armi, sia lunghe che corte" e pronta "all'esecuzione di qualsiasi richiesta" dell'Isis, martirio compreso. Nei giorni scorsi è stato chiesto il rinvio a giudizio dell'intera famiglia Sergio che sarebbe stata pronta a seguire la figlia nella sua scelta.

In Siria Fatima sarebbe arrivata attraverso la Turchia, con un volo Roma-Istanbul-Gaziantep, nel settembre 2014, dopo "aver contratto matrimonio" a Treviglio – in provincia di Bergamo – con Aldo Kobuzi. La prima tappa di questo viaggio sarebbe stata, secondo le accuse, la "cittadina di Sed Foruouk". Dopo di che, la ragazza avrebbe convinto "la sorella Marianna e i propri genitori" a raggiungerla, con una "incessante attività di indottrinamento-arruolamento". Fatima aveva anche organizzato – utilizzando la "struttura dell'Is a ciò preposta" – il viaggio della famiglia, che però è stata arrestata prima di partire. La giovane foreign fighters avrebbe poi passato un periodo di "addestramento militare" in un campo in Iraq, prima di rientrare in Siria dove avrebbe partecipato ad "azioni violente" in qualità di "mujahed a disposizione delle esigenze dello stato islamico".

Nell'inchiesta sono coinvolti anche il padre della ragazza, la sorella e altre otto persone. In particolare la sorella di Fatima, Marianna – ora in carcere a Rebibbia – avrebbe indottrinato altre donne, ritenendo "doverose" le azioni terroristiche dell'Isis ai danni di "obiettivi occidentali, minoranze religiose e ostaggi". Recentemente il padre, un ex operaio di 60 anni ai domiciliari a Casola, ha mostrato il desiderio di "tornare cattolico". Dopo la morte della moglie agli inizi di ottobre – il giorno successivo alla notifica dei domiciliari in ospedale a Vigevano a causa di un blocco intestinale – Sergio avrebbe desiderato celebrare un funerale cattolico. "Nella mia coscienza sono sempre rimasto cristiano. E così anche mia moglie", sostiene l'uomo, che dice di essere stato "manipolato" dalla figlia. Il padre di Fatima, anche lui convertito all'Islam radicale, frequentava il centro di cultura islamica di Inzago, portava la barba lunga, seguiva alla lettera i dettami della religione. Per lunghi mesi ha ricevuto le chiamate via Skype delle figlie, che favevano pressioni perché i genitori si trasferissero in Siria. Fatima chiedeva al padre di ritirare i soldi della liquidazione e venire lì, prendendo "la mamma per i capelli" se necessario. L'uomo adesso – a circa un mese dall'inizio del processo a Milano il 21 dicembre – di tutta questa storia non vuole sapere più nulla, ha chiesto di incontrare un parroco per riconvertirsi. Nel frattempo su di lui pende l'accusa di "organizzazione di trasferimenti per finalità di terrorismo", e rischia dai 5 agli 8 anni di carcere.

Dalle carte dell'inchiesta in cui è coinvolta la famiglia Sergio, "è emerso in modo chiaro il flusso continuativo e particolarmente consistente dei cosiddetti foreign fighters da numerosissimi Paesi e la capacità dell'organizzazione terroristica" Isis "di smistare i volontari qualunque fosse la provenienza". Un'organizzazione con ruoli ben definiti: Ahmed Abu Alharith con il compito di "coordinatore dell'arrivo e smistamento dei foreign fighters" in Siria, Bassiouni Abdallah, "cittadino libico" coordinatore "dell'invio dei combattenti dalla Libia verso la Siria" e Abu Sawarin, "responsabile dei ‘francesi' in arrivo nel territorio dello stato islamico".

62 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views