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Terremoto in Emilia del 20 maggio 2012

Terremoto in Emilia, quando la burocrazia blocca la ripartenza

Dai rimborsi elettorali dei partiti da destinare alla ricostruzione alle donazioni con gli sms, i terremotati non hanno ancora visto un euro. Ecco perché il problema vero del terremoto sono le scartoffie e le perdite di tempo.
A cura di Biagio Chiariello
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Terremoto in Emilia del 20 maggio 2012

Forse il problema più grande del terremoto in Emilia non sono le case e i capannoni crollati, non sono le tonnelate di macerie da rimuovere, non sono le migliaia di sfollati ancora nelle tendopoli. E' la burocrazia della Casta politica (ma non solo) che, ad oggi, ancora impedisce che la ricostruzione nella Regione martoriata dal sisma possa partire in maniera concreta. Era stato detto che ai terremotati sarebbero stati dati 91 milioni di euro, provenienti dai soldi pubblici per i rimborsi elettorali dei partiti, ma il decreto che doveva accelerare i tempi per bloccare lo stanziamento di fine luglio alle forze politiche è stato (almeno per ora) bloccato. Lo scrive il Messaggero. La questione è già nota. Tutti i partiti avevano dato il loro sostegno a questa causa, dal PD al PdL, tutti erano d’accordo sul restituire il danaro del finanziamento pubblico agli sfortunati «colpiti da calamità naturali a partire dal I gennaio 2009» (quindi anche il terremoto de L'Aquila). E' tutto scritto nell'articolo 16 del disegno di legge n. 3321 approvato dalla Camera dei Deputati il 24 maggio scorso.

Ma entro il 1° luglio bisognava apportare le dovute modifiche alla apposita legge. Nulla, però, è stato fatto. Almeno secondo quanto segnalato dai due senatori radicali, Poretti e Perduca, che sul sito Avaaz, specializzato in mobilitazioni online, accusavano i partiti di aver «deliberatamente perso tempo in Parlamento così da affossare la legge e intascarsi i milioni di euro». Il tam tam su Facebook e Twitter ha poi fatto il resto, permettendo di portare la questione nella pubblica piazza virtuale. Ma i partiti respingono le accuse e danno un'altra versione dei fatti: non è vero che il termine è scaduto, la data giusta è quella del 31 lugli, quando effettivamente la rata di finanziamento ai partiti verrebbe a scadenza. Se entro quella data  non sarà approvata una norma ad hoc, quei soldi che porterebbe risollevare le sorti dell'Emilia, entreranno nella piena disponibilità dei partiti.

Ora è il Governo che deve attivarsi. La Commissione affari costituzionali del Senato, a nome del Presidente Carlo Vizzini, ha chiesto infatti aiuto a Monti per rimediare a quanto non è stata in grado di ottenere in un mese a Palazzo Madama. Ma quel decreto sembra che continui a riempirsi di polvere tra le carte di Palazzo Chigi (precisamente è il ministro per la Funzione pubblica, Patroni Griffi, che dovrebbe provvedere), coi diretti interessati impegnati in un pericoloso scaricabarile. «E’ il Senato che ha perso tempo, ma possono recuperare» dicono  al ministero per i Rapporti con il Parlamento. «Il governo si era impegnato solennemente a fare e subito il decreto» risponde Vizzini che, polemicamente, comunica l'intenzione di inviare il ddl in aula pure subito, «anche senza relatore». Il problema è che oltre al decreto sui soldi dei rimborsi elettorali da destinare agli sfollati, ce ne sono altri 200 in cantiere e che alcuni partiti (radicali in testa) non intendono ritirarli. Di questo passo si rischia di discuterne ad agosto, quando tutto sarà già inutile e quei 91 milioni entreranno di diritto nelle casse della Casta.

Ma il problema è anche più ampio. Il fatto è che per mettere mano sui 15 milioni di euro raccolti dalle donazioni con gli sms e sui 50 destinati alla ricostruzione, messi a disposizione dalla Protezione Civile, bisognerà ancora aspettare almeno due mesi. Ad oggi, dunque, i paesi colpiti dal terremoto hanno potuto godere solo delle donazioni spontanee versate sui singoli conti correnti, aperti ad hoc dalle amministrazioni comunali all’indomani del sima del 20 maggio, come scrive anche Il Fatto Quotidiano. 52mila euro ricevuti dal piccolo comune modenese di San Possidonio, 140 mila quelli donati a San Felice sul Panaro. Ma le scartoffie rallentano un po' tutto. Anche i tempi di rimozione delle macerie per le strade. L'esempio è quello di Sant'Agostino, dove solo in seguito alla protesta di lunedì che ha unito commercianti, Ascom, cittadini e la stessa amministrazione, sono stati fatti iniziare i lavori per l'abbattimento del palazzo comunale e la messa in sicurezza del campanile.

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