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Teresa e Trifone, uccisi a Pordenone. Parla Giosuè Ruotolo: “Dimostrerò la mia estraneità”

Ascoltati oggi in aula i genitori di Teresa Costanza, alcuni investigatori e il runner Maurizio Marcuzzo, presente quella sera sulla scena del delitto a Pordenone. Ha poi parlato anche l’imputato Giosuè Ruotolo: “Credo nella giustizia”.
A cura di Susanna Picone
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Sesta udienza nel processo a Udine a Giosuè Ruotolo, ex militare campano accusato dell'omicidio dei fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, commesso il 17 marzo 2015 nel parcheggio del palasport di Pordenone. L'udienza di oggi è cominciata con le parole di Carmelina Parrello, mamma di Teresa Costanza. Due – ricostruisce il Messaggero Veneto – i passaggi salienti della sua testimonianza. Il primo riguardava il legame tra i fidanzati uccisi, il secondo le sensazioni provate quando gli ex coinquilini di Trifone, tra cui l’imputato Giosuè Ruotolo, andarono a fare le condoglianze dopo il delitto. Una sensazione non bella, ha spiegato la mamma della vittima. Ha poi testimoniato Rosario Costanza, padre di Teresa, che come la prima ha escluso che la figlia avesse problemi e che la loro famiglia avesse subito minacce.

La mamma di Trifone: "Voglio solo giustizia" – Presente in aula anche Eleonora Ferrante, la mamma di Trifone Ragone. “Non gli direi niente perché cadrebbe nel nulla. Voglio solo giustizia”, ha detto la donna ai giornalisti mentre entrava in tribunale facendo riferimento a Giosuè Ruotolo. “C'è solo il ricordo di Trifone e Teresa, che sono stati massacrati”, ha aggiunto. Ruotolo è l'unico imputato per l'omicidio del figlio e della fidanzata Teresa.

La testimonianza del runner – Oggi in aula ha testimoniato anche Maurizio Marcuzzo, il runner che la sera del duplice omicidio di Pordenone transitò vicino all'auto su cui furono rinvenuti cadaveri i due ragazzi, pochi istanti prima degli spari. Marcuzzo ha dichiarato di aver raggiunto la palestra, essersi cambiato ed essere uscito a correre. Da lì a poco avrebbe visto Trifone chino nell'abitacolo dell'auto dal lato passeggero e Teresa in piedi, fuori dalla macchina, sul lato conducente. Proseguendo nella corsa il runner ha dichiarato di aver notato “un uomo in piedi, raccolto, con le spalle incassate, nascosto alla vista da una parete. Era vestito con colori grigi, scuri, e un abbigliamento largo, tipo da rapper, con un cappuccio o un cappello”. Poi avrebbe udito gli spari, “non continui, ma rapidi. Saranno durati 3-4 secondi. Erano colpi blandi, ho pensato a petardi”. L’uomo ha dichiarato di aver completato il proprio giro, essere tornato in palestra, aver fatto allenamento e, all'uscita, di aver trovato il parcheggio con l'auto delle vittime transennato.

Le dichiarazioni spontanee di Ruotolo: “Credo nella giustizia” – Alla ripresa dopo la pausa pranzo della sesta udienza del processo per i delitti di Teresa Costanza e Trifone Ragone l’imputato Giosuè Ruotolo si è alzato in piedi davanti alla Corte d'Assise e ha reso dichiarazioni spontanee, per la prima volta dall'inizio del processo. “Mi trovo da 8 mesi in carcere. Ogni giorno spero che sia l'ultimo, spero che vengano le guardie a dirmi si sono sbagliati puoi uscire”, ha detto il giovane campano rivolgendosi ai giudici con la voce rotta dall’emozione. “Credo nella giustizia e di dimostrare la mia totale estraneità”, ha aggiunto Ruotolo. In futuro l’imputato si sottoporrà alle domande delle parti.

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