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Tap, blitz della polizia all’alba: decine di attivisti bloccati nel presidio

La polizia è arrivata in forze poco prima dell’alba ed ha rimosso le barricate erette nei giorni scorsi dagli attivisti No Tap.
A cura di Davide Falcioni
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Poco prima dell'alba il cantiere del Gasdotto Tap di Melendugno, che porterà in Italia il gas dell'Azerbaijan, è stato raggiunto da un ingente numero di agenti di polizia e carabinieri: le forze dell'ordine si sono date appuntamento ieri intorno alla mezzanotte a Lecce e dal capoluogo salentino una colonna mobile si è spostata verso San Basilio, il luogo in cui da 42 giorni è attivo un presidio di attivisti che si oppongono alla realizzazione dell'opera. Diverse decine di militanti politici sono stati bloccati all'interno di un terreno privato, ubicato di fronte l'ingresso del cantiere, che era stato adibito a presidio. L'arrivo in massa di carabinieri e poliziotti è stato immediatamente annunciato sui social network facendo scattare la solidarietà da parte di decine di altri attivisti, che già all'alba hanno raggiunto la zona per rafforzare la protesta. Per liberare le strade interpoderali, sulle quali nei giorni scorsi erano state rette barricate per rallentare l'accesso dei mezzi Tap, sono intervenute delle ruspe.

Gli agenti hanno scortato il lavoro delle società addette alle operazioni di travaso degli 11 ulivi eradicati dai lotti 2 e 3 e riposti in grandi vasi nel lotto 4 del cantiere del gasdotto Tap in località San Basilio, a San Foca di Melendugno. Le operazioni di eradicazione e messa a dimora degli alberi sono state "protette" da più di 100 agenti di polizia arrivati sul posto sin dalle 3 della notte per garantire ai tecnici del consorzio Tap di ultimare le attività previste nel primo step dei lavori e più volte interrotte nelle scorse settimane dalla protesta degli attivisti che si oppongono al progetto del gasdotto. Non si sono registrati scontri o disordini.

Trans Adriatic Pipeline e il Comune di Melendugno nei giorni scorsi avevano sottoscritto una sorta di "tregua" in merito alla possibilità di mettere in sicurezza i 43 ulivi rimasti nell'area di cantiere. Complessivamente erano 211 gli alberi da estirpare in questa prima fase di lavori (2000 per la realizzazione complessiva dell'opera) e, secondo gli impegni della multinazionale, sarebbero stati tutti ripiantati al loro posto al termine degli interventi. Il cantiere di Melendugno è stato aperto lo scorso 17 marzo e i lavori delle ditte incaricate da Tap di espiantare gli ulivi e trasferirli in un sito di stoccaggio sono state ostacolate da continue manifestazioni.

La battaglia sulla realizzazione dell'infrastruttura non si è combattuta solo sul terreno dell'"attivismo" politico e ambientale, ma anche nelle aule dei tribunali. Lo scorso sei aprile infatti il Tar del Lazio ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dalla Regione Puglia relativamente ai lavori per il gasdotto Tap in Salento, bloccando di fatto la decisione con la quale il ministero dell’Ambiente aveva dato il via libera all’espianto degli ulivi per consentire la realizzazione del tunnel che avrebbe ospitato i tubi del gasdotto. La scorsa settimana tuttavia il Tribunale amministrativo ha fatto retromarcia, affermando che il Tap è un'opera "dichiarata infrastruttura strategica, di preminente interesse per lo Stato". Per questo è il Ministero dell'Ambiente il "titolare di una facoltà di controllo, in ordine al rispetto di quanto previsto nel decreto Via" sulla valutazione di impatto ambientale. "La verifica finale di ottemperanza alle prescrizioni contenute" nel decreto ministeriale del 2014 che ha "definito positivamente la valutazione di impatto ambientale" compete al Ministero dell'Ambiente, si leggeva nella sentenza.

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