341 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Tagliagli un piede”: gli orribili ordini dati ai bambini rapiti dall’Isis

Sequestrati per anni e cresciuti secondo le brutali regole della jihad, i bambini hanno sofferto più di tutti il regno di terrore dell’Isis. L’esperienza di tre fratelli convertiti dagli estremisti islamici in torturatori e assassini è un vero e proprio racconto dell’orrore.
A cura di Mirko Bellis
341 CONDIVISIONI
Un bambino soldato dell'Isis apparso in un video di propaganda
Un bambino soldato dell'Isis apparso in un video di propaganda

Fadi (9 anni), Hadya (11 anni), Shadi (5 anni), sono tre fratelli iracheni rapiti dall'Isis due anni fa. Con la caduta di Mosul, la “capitale” del sedicente Stato islamico, sono di nuovo liberi. Ma la schiavitù e gli orrori a cui sono stati costretti segnerà per sempre le loro vite. Nel lungo periodo in cui sono stati nelle mani dei fanatici sono stati obbligati a commettere crudeltà inimmaginabili. Lo stesso destino riservato a centinaia di bambini e adolescenti che, dopo essere stati strappati alle loro famiglie, sono cresciuti con i loro sequestratori, gli spietati terroristi di al Baghdadi. Il progetto degli estremisti islamici: farne dei futuri combattenti per la jihad. I cosiddetti “Cuccioli del Califfato” sono istruiti all'uso delle armi e dovevano essere pronti ad immolarsi in missioni suicide. In alcuni video propagandistici, inoltre, i bambini, convertiti in piccoli soldati, uccidono prigionieri inermi. Ma quello che è emerso dalla testimonianza dei tre fratellini – raccolta dai reporter di Dateline, un programma della televisione pubblica australiana Sbs – è un vero e proprio racconto dell’orrore. Durante la loro prigionia – hanno confessato i bambini – sono stati obbligati a torturare fino alla morte un prigioniero dei jihadisti.

Un giorno dinanzi a loro è stato portato un uomo legato e con gli occhi bendati. “Ci hanno detto ʽTu gli tagli un piede, tu un braccio – ha confessato Hayda – e tu gli sfregi la faccia con il coltelloʼ”. “Se non lo fate – è stata la tremenda minaccia del loro sequestratore – vi porto via da vostra madre e vi uccido tutti”. Quando le è stato chiesto cosa avesse provato in quel momento e perché avesse commesso un crimine così efferato, la bambina, ha risposto: “Avevamo troppa paura per rifiutare”. “Ci avevano dato un machete ad ognuno di noi", ha proseguito Hayda. "Dovevo tagliare a quell'uomo la mano e così ha fatto. [Fadi] invece gli ha amputato un piede – continua senza tradire nessuna emozione mentre parla – mentre Shadi gli ha sfregiato la faccia”. “Gli ho tagliato un piede e mia sorella la mano – conferma il fratellino – mentre Shadi lo pugnalava vicino alla bocca”. “Dove?”, chiede l’intervistatore. “In tutta la faccia”, la risposta secca del piccolo. “Ma l’uomo era ancora vivo, era cosciente?” continua il reporter. “E’ morto quando Shadi gli ha dato una coltellata in un occhio”, risponde Hayda.

I tre fratelli adesso vivono in un campo profughi. Senza nessun tipo di aiuto psicologico per superare i traumi patiti durante la loro prigionia. A soffrire di più le conseguenze degli orrori vissuti è il più piccolo dei tre, Shadi. “Un giorno ha preso un coltello e l’ha puntato alla gola della nostra sorellina”, afferma Hayda. “Le avrebbe tagliato l’orecchio se mia mamma non l’avesse fermato”. “Che cosa stai facendo con quel coltello? Le taglierò la gola, lei mi appartiene”, ricorda la bambina il drammatico momento. “Un’altra volta ha quasi dato fuoco alla tenda. Nostra sorella stava dormendo e il fumo ha invaso tutto”. “Gli ho dato una sberla ma lui mi ha picchiato con un grosso bastone”, continua Fadi mimando il gesto di aggressività del fratello più piccolo. “Ci ha detto che avrebbe dato fuoco a tutto, ʽcome ci ha detto l’Isisʼ”, conferma Hayda. L’impatto sulla salute mentale di Fadi, Hadya, Shadi e di tanti altri bambini costretti dai jihadisti a trasformarsi in bestie crudeli durerà a lungo. Come ha ricordato Ayad, un ragazzo yazida rapito quando aveva 12 anni: “Sarà impossibile dimenticare tutto ciò che mi è successo. Le generazioni future non scorderanno questo disastro, questi massacri”.

Il programma di indottrinamento delle menti dei più piccoli non è limitato all'Iraq e alla Siria, ma è attivo anche in Afghanistan e altrove. Secondo Thomas Joscelyn, direttore del Long War Journal, uno degli obiettivi dei terroristi sarebbe quello di sconvolgere la coscienza dei bambini costringendoli a commettere crimini così orrendi. All'inizio di luglio, per esempio, l'Isis ha diffuso un video diffuso intitolato “They Left Their Beds Empty” (“Hanno lasciato i loro letti vuoti”), in cui quattro bambini uccidono senza pietà dei prigionieri. Nel filmato appaiono anche immagini di Anis Amri, l’attentatore che nel 2016 a Berlino uccise 12 persone travolgendole con un camion. Come ha affermato Joscelyn nella sua relazione davanti al Comitato per la sicurezza interna degli Stati Uniti, il messaggio dell’organizzazione terrorista è chiaro: una nuova generazione di jihadisti sta crescendo e sostituirà i "caduti", compresi quelli che hanno già colpito in Europa.

341 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views