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“Taci terrona”, un giorno di paga in meno al dipendente pubblico che insulta la collega

I due dipendenti del Comune di Piove di Sacco, in provincia di Padova, avevano litigato in ufficio durante l’orario di lavoro.
A cura di A. P.
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Al termine di una furibonda lite in ufficio ha urlato in faccia alla collega: “Tasi ti che te si terrona”. Per questo un dipendente pubblico del comune di Piove di Sacco, in provincia di Padova, è stato punito dai suoi superiori con la sospensione e la deduzione di un giorno di lavoro dalla sua busta paga. L'episodio risale a circa sei mesi fa ma è stato reso pubblico solo oggi dopo la decisione della commissione interna che ha sanzionato  in maniera esemplare il dipendete comunale. La donna, che condivideva con l'uomo lo stesso ufficio, infatti si era sentita offesa dalle parole del collega e aveva chiesto ufficialmente che venisse aperto un procedimento disciplinare contro di lui. La dipendente, effettivamente originaria del Sud, si è rivolta ai sindacati che hanno raccolto anche le testimonianze di altri colleghi solidali e il caso è finito davanti al segretario comunale. Questi così ha dovuto aprire un fascicolo sul caso e affidare il giudizio ad una terna di dirigenti che, dopo aver raccolto le testimonianze dei presenti e ascoltato il racconto e le versioni dei due protagonisti, alla fine hanno deciso la sanzione.

Nessun intento razzista

Il dipendente è stato così sospeso per un giorno e di fatto lo stipendio gli è stato decurtato di una giornata lavorativa. L'uomo dal suo canto ha spiegato che le sue parole non avevano alcun intento razzista, ma per lui  a nulla sono valse le tardive scuse che voleva rivolgere alla donna. Ad escludere l'insulto razzista anche lo stesso segretario del Comune che ha commentato: "Se esistesse un caso di xenofobia nel nostro Comune, sarei pronto a denunciarlo alla magistratura". Della stessa idea anche il dirigente che ha presieduto la commissione disciplinare e che ha spiegato: "Capita spesso, in strutture così grosse, dove le persone sono sotto pressione, che qualcuno possa offendere qualcun altro. Nel caso specifico, in effetti, uno dei due dipendenti coinvolti era del Sud Italia. Ma non vedo motivi razzisti o altro dietro le offese".

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