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Tabaccaio uccise ladro, condannato perché “sparò alle spalle e non si pentì”

Il giudice Beatrice Bergamasco ha depositato la motivazione della sentenza di condanna a 2 anni e 8 mesi, oltre a un risarcimento di 325mila ai familiari della vittima, nei confronti di Franco Birolo. Il 50enne veneto non avrebbe subito nessuna aggressione e dopo aver ucciso non si sarebbe pentito.
A cura di Biagio Chiariello
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Quando il rapinatore fu centrato “dal colpo letale, si trovava nei pressi dell’uscita della tabaccheria, in procinto di uscire e in atteggiamento di fuga, sulla porta o nella parte esterna adiacente la porta… Nemmeno la consulenza della difesa indica una differente dinamica del fatto… evidentemente condivisa, ma si limita a far leva sulle condizioni emozionali in cui versava Franco Birolo al momento dello sparo, supponendone un ‘sequestro emotivo’”. E’ questo il motivo che ha spinto il giudice Beatrice Bergamasco a condannare il 50enne di Civè di Correzzola (PD) che sparò e uccise Igor Ursu, 23enne moldavo, il ladro che si era introdotto nella sua tabaccheria per una rapina. Birolo dovrà scontare 2 anni e 8 mesi di carcere, oltre ad un risarcimento di 325 mila euro. Una sentenza che ha spinto anche il vescovo di Chioggia ad una dura presa di posizione: "Quello che non era riuscito forse a rubare il ladro da vivo, glielo ha dato il giudice, completando il furto alla famiglia. Bel vitalizio", ha detto don Adriano Tessarollo.

Secondo il giudice, dunque, il tabaccaio non sarebbe stato realmente aggredito: “non ogni pericolo che si concretizza nell’ambito del domicilio giustifica la reazione difensiva” spiega la Cassazione. Di conseguenza la reazione “… è legittima solo quando… sussista un pericolo attuale per l’incolumità fisica dell’aggredito o di altri”.  "Il pericolo per l'incolumità fisica di Birolo – spiega ancora il giudice o dei familiari era escluso dalla fuga dei malviventi, uno dei quali è stato fermato e legato proprio dall'imputato per essere consegnato alle forze dell'ordine. Nessuna aggressione risulta mai essere stata posta in essere, tantomeno dall'Ursu…".

 Birolo "avrebbe ben potuto e dovuto evitare l'utilizzo dell'arma... ponendo in essere condotte più consone rispetto al pericolo (per esempio esplodere dei colpi in aria prima di mirare verso Ursu… al limite sparare verso zone non vitali)". La sua difesa in aula è stata "sconfessata dagli atti processuali". Nonostante Birolo abbia avuto un comportamento corretto durante il processo (tant’è che la pena gli è stata ridotta, anche per il fatto che il 50enne è incensurato), sono state le dichiarazioni fatte fuori dall'aula a convincere il giudice della sua “mancata resipiscenza”. E del fatto che Birolo non ha compreso “l’illiceità della propria condotta e nemmeno la sofferenza impartita ad altri”.

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