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Svizzera, il Canton Ticino vieta il burqa: multe di oltre 9mila euro

Via libera definitivo del parlamento dopo il referendum popolare del 2013. Per chi non contravviene alla misura sono previste multe fino a 10 mila franchi. Ma c’è un imprenditore algerino che già si è offerto di pagarle.
A cura di Biagio Chiariello
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Dopo un’accesa battaglia in parlamento, la legge “anti-burqa” diventa realtà: il Gran consiglio ticinese l’ha infatti approvata a chiara maggioranza (56 sì, 3 no, 15 astenuti), dando il via libera definitivo alla nuova normativa dopo il referendum popolare del 2013, che aveva visto oltre il 65% dei cittadini schierarsi contro la scelta di indossare il velo integrale femminile nei luoghi pubblici. Nessuna potrà portarlo – anche il niqab (il velo che lascia scoperti solo gli occhi) – fatta eccezione per i posti di culto. La sanzione in caso contrario? Una multa fino a 10 mila franchi (circa 9.200 euro). La disposizione sarà applicata sia a residenti che turisti, senza alcuna distinzione.

 Va detto che il Governo, come riporta Thelocal.ch, aveva dato l’okay a una misura che vietava non solo burqa e niqab, ma anche di ogni sistema di mascheramento del viso tipo sciarpe o balaclava (i passamontagna) usati da manifestanti e ultrà del calcio (denominata appunto legge sulla “dissimulazione del volto”) ma il parlamento ha approvato solo quella che si applica solo ai veli musulmani per evitare di metterli sullo stesso piano degli hooligans e di altri manifestanti. Il Ticino è il primo cantone a livello svizzero ad aver accolto una legge di questo tipo. Al termine del dibattito il Consigliere di Stato Norman Gobbi (Lega dei Ticinesi) ha assicurato che “rispettando la volontà popolare garantiremo l’entrata in vigore della legge in tempi celeri”. La data prevista è il primo aprile del 2016

Nel frattempo l’imprenditore franco-algerino Rachid Nekkaz, a poche ore dall’approvazione della legge, si è subito proposto per pagare tutte le multe alle donne che decideranno di indossare il burqa nonostante il divieto, così come ha già fatto in Paesi in cui un divieto simile è già stato introdotto, come in Belgio, Francia e Olanda. "Ho il sito internet con il mio nome ed è facile contattarmi", spiega.

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