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Sulle famiglie povere la zavorra della crisi: potere d’acquisto sceso del 12%

Dal 2007 al 2010 le famiglie più povere hanno perso il 12% del potere d’acquisto. Colpiti per lo più pensionati e donne che vivono nel Sud del Paese.
A cura di Alfonso Biondi
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Potere d'acquisto delle famiglie

Per alcune famiglie la crisi non è mai passata. Nemmeno nel 2010, anno in cui l'economia del Belpaese è tornata a far registrare il segno "più". Si tratta di quei nuclei familiari che tirano avanti con meno di 1000 euro al mese e che, in questi anni, hanno visto erodersi in maniera significativa il proprio potere d'acquisto. Per lo più pensionati e donne che vivono nel Sud del Paese. A rivelarlo un dossier elaborato da Monica Montella, Franco Mostacci e Paolo Roberti, pubblicato da lavoce.info. Nel biennio 2009-2010, sottolineano i ricercatori, il reddito delle famiglie italiane, al netto dell'inflazione, è leggermente aumentato. Per  la classe media l'aumento è stato tangibile, per il decimo più povero delle famiglie italiane, però, il reddito disponibile è crollato del 4,5%. Un dato che, se sommato alla contrazione del 7,5% registrata nel biennio 2007-2008, dipinge un quadro assai poco incoraggiante: dal 2007 al 2010, infatti, le famiglie più povere risultano aver perso il 12% del potere d'acquisto. In pratica 120 euro su 1000 disponibili.

Quali sono le famiglie più deboli?- Delle famiglie più povere, spiegano i ricercatori, 6 su 10 vivono al Sud o nelle isole e risultano essere formate da un unico componente. Si tratta, spesso, di persone con un titolo di studio basso: il 50%, infatti, non ha alcun titolo di studio o, al massimo, la licenza elementare. E la stragrande maggioranza vive fuori dal mondo del lavoro: la metà di loro è in pensione, il 22% capifamiglia disoccupati.

Gli introiti delle famiglie italiane-In generale, gli introiti delle famiglie italiane derivano per il 40% dagli stipendi, per il 25% dalle pensioni, per il 22% dalle rendite. Il discorso, però, cambia radicalmente quando si parla delle famiglie più povere. In tal caso il lavoro subordinato incide solamente per 1/4; la quota che comprende pensioni e sussidi, invece, arriva a quota 52%.  In quasi tutte le famiglie più deboli, poi, a percepire reddito è solamente una persona. E se le famiglie monoreddito in Italia sono circa il 50% del totale, nei casi delle famiglie più deboli si arriva al 90%.  Mostacci, uno dei ricercatori, fa notare che fino al 2006 erano i più deboli ad ottenere i maggiori dividendi della crescita economica", poi, però, la tendenza ha subito un'inversione e "la redistribuzione della ricchezza li ha sfavoriti".

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