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Suicida a 16 anni durante blitz della Finanza, il dolore del generale: “Non lo farei più”

“Umanamente dico che non avrei autorizzato la perquisizione” ha spiegato il generale Renzo Nisi che però rigetta le polemiche: “Abbiamo usato tutte le cautele del caso. Le decisioni vanno prese nell’arco di un attimo. Se si giudica in base al risultato, anche la vita di ognuno di noi è da rivedere”
A cura di Antonio Palma
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"Potendo tornare indietro, avrei rifatto quel blitz? Umanamente, dico di no". Così il generale Renzo Nisi, comandante provinciale della Guardia di finanza di Genova, racconta il suo tormento interiore dopo la morte del 16enne di Lavagna che si è ucciso gettandosi dalla finestra dopo essere stato trovato in possesso di 10 grammi di hashish durante un blitz in casa da parte delle Fiamme Gialle. Come ammesso dai genitori del giovane, i finanzieri erano stati allertati dalla stessa madre del ragazzo preoccupata dal rapporto del giovane con la droga e per questo si erano presentati nell'abitazione. Proprio su quella decisione di intervenire nell'abitazione e sulla gestione della perquisizione in casa ora il generale della Guardia di finanza confida i suoi pensieri in un colloquio con il quotidiano Il Giorno.

"Col senno di poi immaginerei sicuramente un intervento diverso, con un supporto psicologico presente in casa. Penserei a una soluzione alternativa. Ci sto ragionando tutti i giorni" ha rivelato infatti Renzo Nisi. Un pensiero fisso dopo il dramma che sembra arrivare sempre alla stessa conclusione: "Conoscendo l’esito tragico di quel servizio, adesso dico che era meglio non farlo". Eppure il blitz in casa è stato gestito "con tutte le cautele del caso" ha assicurato il Generale, spiegando: "Abbiamo predisposto una squadra speciale per l’occasione, composta da padri di famiglia che sapessero bene come approcciare un giovane. Erano tutti militari in grado di creare un ambiente meno traumatico possibile. Abbiamo fatto in modo che nell’abitazione ci fosse la madre con il compagno".

"Abbiamo messo in campo la migliore esperienza e rispettato le procedure per tutelare il minorenne. Il risultato non ci ha dato ragione, non siamo tranquilli" ha dichiarato ancora Nisi che però rigetta le polemiche: "Operiamo strada per strada. Le decisioni vanno prese nell’arco di un attimo e ci appelliamo alla professionalità. Se si giudica in base al risultato, anche la vita di ognuno di noi è da rivedere". Il Generale propone di provare a cambiare le procedure in questi casi:  "Non sarebbe agevole per i costi e l’organizzazione del lavoro, ma si può immaginare uno psicologo del pronto intervento che ci affianchi in situazioni in cui sono coinvolti minorenni".

Del resto tutto è accaduto in pochi attimi: "Stava parlando con i suoi familiari, era un classico rimprovero da genitori. Non stavano assolutamente litigando in modo acceso, l’argomento era la droga". Poi l'estremo gesto. "Non so perché lo abbia fatto, me lo sto chiedendo in tutti questi giorni e soprattutto al funerale quando ho visto l’enorme partecipazione per l’addio. Quel ragazzo era inserito ovunque, aveva amici, conoscenti, compagni di squadra. Non si spiega, è imponderabile" ha riflettuto Nisi, concludendo: "Ammiro il comportamento della famiglia di Giò, che quando l’ha ritenuto opportuno si è rivolta allo Stato per chiedere aiuto. La loro scelta è stata giusta, l’esito era imponderabile".

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