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Stupro Firenze, parla l’appuntato dei carabinieri sotto accusa: “Mi sono fatto trascinare”

Uno dei due carabinieri accusato col collega di aver violentato due studentesse americane si è confidato col suo legale: dice di essere “devastato” e consapevole di “aver fatto una cosa inqualificabile”.
A cura di Susanna Picone
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"Da 20 anni sono nell’Arma e aiuto le persone, anche correndo dei rischi, non so perché mi sono fatto trascinare in questa situazione". Così l'appuntato dei carabinieri accusato insieme al collega di aver stuprato a Firenze una delle studentesse americane che hanno denunciato i militari si è confidato col suo legale, l'avvocato Cristina Menichetti, dicendosi "devastato" e consapevole di "aver fatto una cosa inqualificabile". Al proprio difensore il carabiniere avrebbe anche detto di non saper spiegare "perché mi sono fatto trascinare in questa situazione". Il militare accusato di stupro – mentre continuano ad aggiungersi nuovi tasselli nelle indagini – ha cercato un difensore per andare volontariamente in procura venerdì scorso a farsi interrogare, prima di essere convocato dagli inquirenti. Le stesse cose, anche in termini diversi, sono state dette al pm Ornella Galeotti, titolare dell’inchiesta, nel cui ufficio è rimasto sabato dalle 13.20 alle 14.40.

"La studentessa non mi sembrava ubriaca" – Da quanto si apprende dal difensore, al momento l’appuntato non ha ricevuto né avvisi di garanzie né notifiche per compimenti di atti di indagine. Il carabiniere ha anche detto che la studentessa americana che lo ha denunciato non gli sembrava ubriaca: "Non barcollava, non puzzava di alcol, connetteva bene i discorsi", inoltre ha spiegato di aver pensato fosse più grande. "Non credevo che fosse così giovane: aveva un’aria più matura, vicino alla trentina di anni, mi sembrava più grande di età, più matura", è quanto appunto avrebbe raccontato al suo difensore. "Non mi sono accorto che era ubriaca", e "non ho percepito nessuna contrarietà" al rapporto sessuale avuto insieme, avrebbe quindi aggiunto il militare al suo avvocato. Al momento i due militari, in attesa degli sviluppi dell'inchiesta, sono stati sospesi dal servizio. Sulla vicenda di Firenze è intervenuto anche il generale Tullio Del Sette, per il quale “è imperdonabile il grave danno non solo alle due vittime ma anche per l'Arma, vittima anch'essa, ferita gravemente nel suo prestigio, nella sua realtà di prima istituzione al servizio dello Stato e degli italiani”.

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