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Stupro di gruppo: niente carcere per il branco, possibili misure alternative

La Cassazione propone misure cautelari alternative al carcere per gli autori di uno stupro di gruppo. Alla base della decisione, un precedente del 2010 avvenuto a Cassino. Sdegno da parte delle associazioni: “Così non si puniscono i criminali, donna violentata due volte”.
A cura di Carmine Della Pia
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la decisione della suprema corte

Il branco non sarà più punito con il carcere: una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che per i responsabili di uno stupro di gruppo è possibile anche optare per altre misure cautelari, rispetto alla galera. Nello specifico, la Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato l’arresto di due ragazzi responsabili di uno stupro ai danni di una minorenne, nel frusinate: i due non possono essere trattenuti in carcere perché, secondo la Corte, tale forma di custodia cautelare si oppone agli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. L’alternativa al carcere, quindi, è possibile “nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure”. Indignati gli esponenti politici, così come le associazioni che combattono la violenza alle donne: “Con questa decisione, la donna subisce due violenze”.

In attesa di giudizio, lo stupratore non va in galera

Il precedente risale al 2010. La Cassazione aveva annullato l’ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato l’arresto di due stupratori, autori di abusi ai danni di una minorenne a Cassino. Il giudice aveva ricevuto un nuovo fascicolo affinché venisse fatta una nuova valutazione alla luce dell’interpretazione estensiva data dalla Suprema Corte alla sentenza n.265 del 2010 della Corte Costituzionale.

Nel 2009 era stata approvata dal Parlamento la legge contro la violenza sessuale, e il giudice era, così, obbligato ad ordinare, in caso di abuso nei confronti di minorenni, l’arresto immediato del colpevole. La Corte di Cassazione, al contrario, spiega che tale norma è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Misure alternative alla galera, in attesa di giudizio, sono possibili.

Sdegno delle associazioni: "Donna violata due volte"

doppia difesa

La decisione è stata accolta da un coro di polemiche, sia dall’ambiente politico, sia dalle associazioni che, da anni, si occupano della violenza alle donne, difendendo e assistendo le vittime. L’onorevole Giulia Bongiorno, avvocato, è fondatrice, con la showgirl Michelle Hunziker, della onlus ‘Doppia difesa’, associazione in difesa di tutte le vittime di violenza che non riescono a reagire. Sulla decisione della Corte di Cassazione, l'avvocato Bongiorno ha affermato: "E' una sentenza che non condivido. Che ritengo sbagliata. Come donna e come tecnico del diritto”. Dello stesso parere Donata Lenzi, della presidenza del Gruppo Pd della Camera:

Sarà un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza. Proprio nel periodo che intercorre fra la denuncia e il processo  le donne subiscono maggiori pressioni e minacce e spesso sono costrette a nascondersi. Proprio per questi motivi, ci sembra che per un reato così grave l'interpretazione stabilita dalla Corte sia inopportuna e tenga in scarsa considerazione la realtà delle donne vittime di violenza".

Alessandra Mussolini parla di una decisione “aberrante”. La deputata del Pdl spiega:

La Cassazione ha lanciato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza. Nessuna misura alternativa può essere accettata da una società che deve tendere a rafforzare i diritti e la tutela delle donne e non a rendere più semplice la vita di chi commette tali orribili reati su di esse".

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