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Studentessa vittima di bullismo si impicca nel bagno della scuola

La giovane è stata trovata senza vita: a spiengerla a uccidersi sono state alcune sue coetanee.
A cura di D. F.
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Un medico legale chiamato a indagare sulle cause della morte di Dagmara Przybysz, ragazza polacca di 16 anni da anni trasferitasi nel Regno Unito, ha spiegato che la giovane ha deciso di impiccarsi nei bagni della sua scuola dopo aver subito un ennesimo episodio di bulismo. La giovane venne trovata senza vita nel pomeriggio del 16 maggio 2016 alla Pool Accademy di Redruth: inutili i tentativi del personale scolastico di salvarla, ormai per lei era troppo tardi.

Il commissario di polizia Panter, responsabile delle indagini, ha spiegato in Tribunale: "Abbiamo raccolto numerose testimonianze da parte di studenti della scuola e scoperto che Dagmara aveva subito atti di bullismo da parte di alcune sue coetanee, che l'hanno insultata e malmenata lungo un corridoio dell'istituto". A quanto pare la 16enne era stata presa di mira da tempo e gli episodi di bullismo si erano susseguiti ripetutamente, portandola a vivere in uno stato di profonda angoscia ogni mattina che andava a scuola. I responsabili degli insulti e abusi sulla studentessa sarebbero stati identifivati, ma naturalmente le loro identità non sono state rese note al pubblico per preservarne l'incolumità: "Abbiamo già dovuto piangere una ragazza, non vogliamo che si inneschino nuove violenze, sarebbero per noi inaccettabili".

Le vittime del bullismo in Inghilterra

Un'inchiesta del 2015 ha dimostrato che nel Regno Unito le ragazze hanno il doppio di probabilità di essere vittime di cyberbullismo: 2 adolescenti su 10 si sono trovate in questa situazione durante il 2014, anno in cui è stato effettuato lo studio, mentre la. Percentuale che si dimezza se si guarda alla controparte maschile. Venendo invece al numero di giovanissimi che denunciano di essere, più in generale, stati vittime di atti di bullismo, anche in questo caso le ragazze con il 63% superano di gran lunga i ragazzi (48%).

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