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Strage migranti. Si alza senza permesso sul gommone: ucciso e buttato in mare

Altri uomini uccisi letteralmente a bastonate perché non obbedivano agli ordini degli scafisti. E’ quanto sarebbe accaduto sul barcone della morte, con oltre 80 migranti chiusi nella stiva.
A cura di Biagio Chiariello
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Sarebbe stato ucciso sul barcone che avrebbe dovuto portarlo in Italia solo perché "si era alzato in piedi senza permesso.  Continuano ad emergere nuovi, raggelanti dettagli dall'inchiesta sul naufragio dello scorso 19 aprile nelle acque della Libia, costato la vita a oltre 800 persone. I magistrati parlano di atti di “inumana violenza” da parte degli scafisti. Sembra che il ragazzo sia stato ucciso su un gommone mentre raggiungeva, insieme ad altri, il peschereccio poi affondato, freddato perché si era alzato senza permesso. Il suo cadavere sarebbe stato poi buttato in mare. Non è tutto: secondo quanto ricostruito dalla procura di Catania che indaga su quanto accaduto, diversi migranti stipati in una fattoria in attesa di prendere il largo sull’imbarcazione che ha poi fatto naufragio sarebbero stati “picchiati selvaggiamente con dei bastoni” perché “non obbedivano agli ordini” dei trafficanti. “Le bastonature avrebbero provocato alcuni decessi” altri ancora, invece, sarebbero “morti di stenti”.

L'inchiesta sulla strage dei migranti

Orrori a parte, il punto dell’inchiesta sembra confermare le prime indiscrezioni. “Dal complesso delle dichiarazioni può affermarsi ragionevolmente che sul peschereccio naufragato al largo della Libia vi fossero oltre 750 persone”, si legge infatti nella valutazione della Procura di Catania agli atti dell’inchiesta, dalla quale emerge anche la “presenza poco prima della partenza di ‘personale libico’ – indicato come ‘poliziotti’– che avrebbe ricevuto dei soldi”. Le cause della tragedia sarebbero da individuare in “errate manovre del comandante del peschereccio e al sovraffollamento dell’imbarcazione, caricata fino all’inverosimile”. Questa la dinamica dell’accaduto secondo “concordanti dichiarazioni dei sopravvissuti” agli atti dell’inchiesta.

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