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Strage di Istanbul, la Turchia si vendica: bombardate oltre 100 postazioni dell’Isis

Non si è fatta attendere la reazione della Turchia all’attentato dello Stato Islamico al Reina’ nightclub di Istanbul. Bombardate oltre 100 postazioni del Califfato in Siria.
A cura di Davide Falcioni
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La reazione della Turchia all'attacco terroristico della notte di capodanno al ‘Reina’ nightclub di Istanbul non si è fatta attendere: l'aviazione militare di Ankara, in accordo con quella di Mosca, ha colpito oltre 100 obiettivi facenti capo allo Stato Islamico in Siria: a renderlo noto è stata l’agenzia di stampa turca Anadolu che ha citato l’ufficio del capo di Stato maggiore. Più nel dettaglio, i caccia turchi hanno colpito otto obiettivi del Califfato mentre carri armati e artiglieria hanno sparato contro altri 103 target vicino Al Bab, uccidendo 22 miliziani e rendendo inutilizzabili diverse strutture. In un'operazione avviata nelle stesse ore, jet russi hanno attaccato obiettivi Isis a Dayr Kak, 8 chilometri a sudovest di Al Bab.

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Ieri la rivendicazione dell'attentato da parte dell'Isis

Proprio ieri era arrivata la rivendicazione dell'Isis dell'attentato al Reina. Gli estremisti hanno definito "eroico" il gesto del terrorista, spiegando che ad essere colpito è stato "il più famoso nightclub dove i cristiani stavano celebrando la loro festa apostatica”. In una nota l'Isis definisce la Turchia “serva della croce” e poi, riferendosi al suo ruolo nel conflitto in Siria, avverte che “il governo di Ankara dovrebbe sapere che il sangue dei musulmani, uccisi dai suoi aerei e dalla sua artiglieria, provocherà un fuoco nella sua casa per volere di Dio” affermando che il killer ha agito “in risposta agli ordini” del leader Abu Bakr al-Baghdadi.

Nelle stesse ore l'Osservatorio Siriano per i diritti umani (Ondus) ha reso noto che dalla fine di agosto, ovvero da quando è stata avviata l'offensiva "Scudo dell’Eufrate", i bombardamenti di artiglieria turchi nel nord della Siria hanno causato 281 morti, tra i quali 65 bambini. L'operazione è stata avviata non solo contro lo Stato Islamico, ma anche contro le milizie curde dell’Ypg, sostenute dagli Stati Uniti, che la Turchia considera terroristi in quanto legate al Pkk turco. I bombardamenti delle ultime settimane sono concentrati sulla regione di Al Bab, a nord di Aleppo. Secondo l'Osservatorio, quattro civili sono stati uccisi negli ultimi raid turchi sul villaggio di Tadif.

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