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Strage di Capaci: in appello confermate 3 condanne per gli uomini del tritolo

La Corte d’assise d’appello di Caltanissetta ha confermato l’ergastolo per i boss Giuseppe Barranca e Cristofaro Cannella e condannato a 30 anni Cosimo D’Amato. Tutti accusati di strage per aver procurato il tritolo usato nella bomba che uccise Giovani Falcone, la moglie e la sua scorta.
A cura di Antonio Palma
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Due ergastoli e una pesante condanna a 30 anni di reclusione. Sono questi i verdetti emessi oggi dalla Corte d'assise d'appello di Caltanissetta nei confronti di tre partecipanti alla strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui la mafia uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. I tre imputati sono Giuseppe Barranca e Cristofaro Cannella detto "Fifetto", condannati all'ergastolo, e il pentito Cosimo D'Amato a cui i giudici hanno inflitto la pena di trenta anni di carcere. Proprio grazie alla collaborazione di quest'ultimo, come hanno spiegato i pm durante la requisitoria in Aula, è stato possibile ricostruire nei minimi fatti quanto accaduto nella preparazione dell'attentato al giudice Giovanni Falcone.

Proprio per il suo contributo alla ricostruzione dei fatti, avvenuto prima dell'avvio del processo di secondo grado, i pg Sergio Lari, Fabio D'Anna e Antonino Patti avevano chiesto per D'Amato di ridurre in appello la pena a 9 anni e 6 mesi confermando invece l'ergastolo per gli altri due. La Corte, presieduta dal giudice Maria Giovanna Romeo, però ha respinto la richiesta confermando in sostanza la sentenza di primo grado cioè i due ergastoli per Barranca e Cannella e concedendo a D'amato solo le attenuanti generiche senza però modificare la pena inflitta al termine del processo di primo grado.

Il tritolo usato per uccidere Falcone

I tre imputati, che avevano scelto il rito abbreviato, sono stati ritenuti membri effettivi del gruppo mafioso che organizzò la strage di Capaci occupandosi in particolare della fase preparatoria dell'attentato. I tre erano incaricati di procurare l'esplosivo utilizzato per la bomba piazzata sotto l'autostrada che dall'aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo. Per tutti l’accusa era di strage.

Come scoperto anche grazie alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, il tritolo piazzato in un condotto per fare saltare in aria l’autostrada veniva da quattro bombe ripescate nel mare di Porticello e nella zona della Cala, a Palermo. A recuperarlo dall’acqua fu il pescatore Cosimo D’Amato ma il compito dell'operazione era affidata agli uomini della cosca di Brancaccio per anni fuori da ogni processo sulla strage di Capaci.

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