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Strage di balene in Nuova Zelanda: in 107 muoiono arenate. Colpa dell’uomo?

107 balene sono morte dopo essersi arenate in una spiaggia nel sud della Nuova Zelanda. Un fenomeno in costante aumento e che, come prevedibile, potrebbe essere causato dall’uomo.
A cura di Cristian Basile
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Balene nuova zelanda

Ieri la storia di Stella e Carrettoni, due cani amici per la pelle, ci ha commosso e fortunatamente ha avuto un epilogo felice. Oggi purtroppo una brutta notizia che riguarda i nostri amici animali arriva dall'Oceania. 107 balene sono morte lo scorso fine settimana dopo essersi arenate in una spiaggia remota nel sud della Nuova Zelanda, secondo quanto hanno informato fonti ufficiali. I cetacei sono stati scoperti ieri da un gruppo di escursionisti vicino alla baia di Mason nell'Isola del Sud, secondo una nota del Dipartimento di Conservazione neozelandese.Si tratta delle globicefale, o balene pilota, lunghe fino a 6 metri, la specie più comune tra quelle presenti in Nuova Zelanda.

Circa la metà dei grandi mammiferi erano già soffocati mentre gli altri sono stati abbattuti dalle autorità quando hanno constatato che sarebbe stato impossibile salvarle, evitando così ulteriori terribili sofferenze. Il dipartimento disponeva di soli cinque volontari e con la bassa marea era impossibile mantenere in vita gli animali sopravvissuti fino all'arrivo di altri soccorritori, ha detto un volontario. "Ci sarebbero volute almeno 10 o 12 ore prima di poter tentare di riportarle in mare e guidarle al largo" ha aggiunto commosso.

L'operazione di salvataggio è stata anche ostacolata dalle pessime condizione del tempo e dall'oscurità che avrebbero messo in grave pericolo le squadre di soccorso. Purtroppo incidenti come questo diventano sempre più frequenti: negli ultimi due mesi 38 balene sono morte per asfissia dopo essere rimaste intrappolate nelle acque gelide del sud dell'Australia e della Nuova Zelanda.

Gli scienziati ancora non conoscono il motivo per cui alcune specie di cetacei finiscono intrappolate nei litorali e stanno prendendo in considerazione la possibilità che siano attratti dai sonar di grandi navi o che seguano in gruppo un esemplare disorientato da qualche malattia. L'aumento vorticoso del fenomeno negli ultimi tempi, lascia comunque prevedere che la colpa degli incidenti sia, con tutta probabilità, dell'uomo e del crescente traffico marino. Insomma, pare proprio che questi cetacei debbano temere l'uomo non solo "direttamente", come ad esempio durante la caccia delle balene in Giappone, ma anche per le conseguenze della nostra invadenza nei confronti della natura.

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