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Strage del Bus in Irpinia, parla una sopravvissuta: “Non vengano fatti sconti di pena”

Annalisa Caiazzo è una dei sopravvissuti alla tragedia. Ieri sono state arrestate tre persone: due funzionari della Motorizzazione Civile di Napoli e il titolare della ditta di noleggio bus.
A cura di Davide Falcioni
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Lei si chiama Annalisa Caiazzo ed è una degli otto sopravvissuti alla tragedia dell'autobus precipitato da un viadotto lungo l'autostrada Napoli-Canosa. Ha 33 anni: quel giorno di quasi un anno fa viaggiava insieme ai genitori, il marito e i due bambini, tutti miracolosamente salvi. Intervistata dal Mattino ha dichiarato: "Devono pagare tutti quelli che hanno causato questa tragedia. Tutti. Non sia coperto nessuno, e non siano fatti sconti di pena, o tutti saranno in qualche modo colpevoli. Ho sete di giustizia. E vorrei che sia i responsabili, sia chi sarà chiamato a giudicarli, guardassero mia figlia negli occhi, pieni di vita ma intrappolati in un corpo lacerato. Non soltanto hanno ammazzato quaranta persone quel maledetto 28 luglio, ma hanno spezzato anche quella che era la vita spensierata di Francy, piena di allegria, fino ad appena un anno fa". "Francy" è Francesca, che oggi ha 3 anni e mezzo e una tetraparesi spastica. Il marito di Annalisa invece si chiama Genny ed ha riportato un'invalidità al 75% per le ustioni.

Strage del bus in Irpinia: ieri arrestate tre persone

La donna è stata intervistata in seguito all'arresto di tre persone nell'ambito dell'inchiesta per la vicenda dell'autobus turistico precipitato da un viadotto autostradale lungo la Napoli-Canosa lo scorso 28 luglio. Le ordinanze di custodia sono state emesse nei confronti di due funzionari della Motorizzazione Civile di Napoli e il titolare della ditta che noleggiò l'autobus, Gennaro Lametta, fratello dell'autista, morto anch'egli nell'incidente.

Strage del bus: tra documenti falsi e barriere difettose

L’inchiesta verteva sulle presunte revisioni false effettuate sul bus Volvo della ditta “Mondo Travel”, di cui Gennaro Lametta era il proprietario.  La Procura di Avellino ha scoperto che due funzionari della Motorizzazione Civile di Avellino consegnarono il certificato di revisione del mezzo precipitato datato marzo 2013, che tuttavia era stato compilato con l’accesso illegale ai sistemi informatici della Motorizzazione Civile di Napoli pochi giorni dopo l’incidente. Non solo: recentemente sono emersi nuovi particolari sulla drammatica vicenda, ad esempio che le barriere di protezione del viadotto erano profondamente danneggiate e quindi incapaci di contenere il veicolo.

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