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Strage Caselle, ergastolo per l’ex colf. Il figlio delle vittime: “Ricomincio a vivere”

Secondo i giudici fu lei a ideare il triplice omicidio dei coniugi Allione e dell’anziana Emilia Campo Dall’Orto. Anche l’ex compagno della donna, esecutore materiale dei delitti, è stato condannato all’ergastolo.
A cura di Susanna Picone
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È stata condannata all’ergastolo Dorotea De Pippo, la colf di 53 anni accusata di concorso in omicidio plurimo, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, per la morte di Claudio Allione, della moglie Maria Angela Greggio e della madre di quest’ultima, Emilia Campo Dall’Orto. I tre furono uccisi nella loro villetta di Caselle, alle porte di Torino, la sera del 3 gennaio 2014. Ad ammazzare materialmente i coniugi Allione e l’anziana era stato Giorgio Palmieri, ex compagno della De Pippo e già condannato in un altro processo al carcere a vita. I loro cadaveri vennero scoperti due giorni dopo da Maurizio Allione, rientrato dalle vacanze perché non riusciva a mettersi in contatto con i genitori e con la nonna. In un primo momento i sospetti sembrarono ricadere proprio sul giovane ma i carabinieri riuscirono presto a individuare il marito dell'ex colf come autore materiale dell'omicidio e la De Pippo come ideatrice. A condannare la De Pippo al carcere a vita, come richiesto dalla Procura, sono stati i giudici della corte d’assise di Torino. Per la Procura “è stata lei a caratterizzare il movente della strage, che non fu determinata soltanto da ragioni economiche”, ossia per sottrarre alle vittime denaro e carte di credito.

Il figlio e nipote delle vittime: “Ora la mia famiglia ha avuto giustizia” – “A questo punto sento di aver ricevuto giustizia, la mia famiglia ha avuto giustizia”, ha detto il figlio e nipote delle tre persone uccise. “È una liberazione, finalmente è finita – ha aggiunto il ragazzo – ora ricomincio a vivere”. Per Maurizio Allione la corte d'assise di Torino ha stabilito una provvisionale di 300mila euro, con il risarcimento da definire in sede civile. “Sentenze come queste avvicinano parti lese al processo, perché sanno di poter avere giustizia nelle aule di tribunale”, ha commentato la decisione della corte anche il legale del giovane, l'avvocato Stefano Castrale.

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