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Stonehenge, tra le pietre più misteriose dell'umanità

Recentemente due esperti sono tornati sulla questione della provenienza dei megaliti più famosi del mondo verificando che gli enormi blocchi rocciosi provengono effettivamente da un sito del Galles, posto a più di duecento chilometri di distanza da Stonehenge. Ma resta aperto il dibattito sulle modalità di trasporto.
A cura di Nadia Vitali
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Recentemente due esperti sono tornati sulla questione della provenienza dei megaliti più famosi del mondo verificando che gli enormi blocchi rocciosi provengono effettivamente da un sito del Galles, posto a più di duecento chilometri di distanza da Stonehenge. E resta aperto il dibattito sulle modalità di trasporto.

Sarà a causa della loro imponenza o grazie alla suggestione che il paesaggio delle campagne inglesi riesce a trasmettere, sarà perché, in fondo, nonostante gli infiniti studi che hanno risposto a molti interrogativi qualcosa sembra restare sempre poco comprensibile; sarà per la ricca letteratura o per le numerose storie che, da sempre, ruotano attono al sito megalitico di Stonehenge, fatto sta che tutto quello che riguarda quelle massicce pietre disposte in circolo attira sempre magneticamente, con la forza di un fascino che non viene appesantito dal tempo o dalla noia. Proprio per questa ragione le ricerche, le teorie e le ipotesi si rincorrono da sempre con aggiornamenti, smentite e nuove piste da seguire.

La provenienza delle Bluestones – Prima ancora di valutare quali fossero le funzioni di questa stupefacente formazione, la questione che è ancora oggetto di discussione tra gli esperti riguarda la provenienza dei mastodontici blocchi e le modalità di trasporto che portarono le pietre fino alla piana di Salisbury: in particolare, quelle che costituiscono il cerchio più interno, le bluestones di origine vulcanica caratterizzate da riflessi blu-azzurrognoli soprattutto quando vengono bagnate dalla pioggia; i massi più grandi che compongono la fila esterna, infatti, sono delle arenarie tagliate ed estratte da qualche grande cava nell'Inghilterra posta a non più di 40 chilometri dal sito. Le bluestones, invece, a causa della loro conformazione geologica sono sempre state fonte di perplessità per gli studiosi: nei dintorni di Stonehenge, già ampiamente sottoposti ad accurate analisi, non è mai stato trovata alcuna roccia che avesse caratteristiche simili alle loro, in grado di indicare una possibile zona di produzione, e già da tempo c'è unanime approvazione sull'area di provenienza che sarebbe posta nel Galles Sud Occidentale, presso le Preseli Hills.

La «fonte» delle pietre? – Robert Ixer, dell'Università di Leicester, e Richard Bevins del National Museum of Wales, hanno cercato per ben due decenni proprio il sito d'origine preciso delle Bluestones nel tentativo di districare almeno uno dei misteri che avvolgono quel «cerchio magico»; e, sebbene giunti ad una possibile soluzione, si sono trovati di fronte ad un nuovo enigma da risolvere. Nella contea del Pembrokeshire avrebbero individuato, in un terreno privato sul quale attualmente pascolano pecore, un affioramento roccioso di 70 metri chiamato Craig Rhos-y-Felin distante 257 chilometri e che, a differenza di tutte le altre formazioni rocciose precedentemente esaminate ed analizzate al microscopio, corrisponde perfettamente ai massi interni di Stonehenge. Verificata e confermata la provenienza delle Bluestones si apre, dunque, il più grande dei dilemmi: in che modo giunsero fino a Stonehenge?

Recentemente due esperti sono tornati sulla questione della provenienza dei megaliti più famosi del mondo verificando che gli enormi blocchi rocciosi provengono effettivamente da un sito del Galles, posto a più di duecento chilometri di distanza da Stonehenge. Ma per qualcuno resta aperto il dibattito sulle modalità di trasporto.

Le modalità di trasporto dei blocchi – In merito a questo antico dubbio, diverse sono state le spiegazioni avanzate nel tentativo di fornire un'ipotesi sufficiente a spiegare come quei blocchi grossi e pesanti fossero stati trasportati per centinaia di chilometri; tant'è che il prossimo obiettivo di Ixer e Bevins è quello di rintracciare resti di utensili e strumenti che, in epoca neolitica, avrebbero potuto svolgere un ruolo fondamentale sia per l'estrazione sia per il trasferimento del materiale dal Galles fino alla Piana di Salisbury. In assenza di elementi del genere, resta ancora possibile la teoria che vuole che i giganteschi blocchi siano andati a depositarsi in quell'area dell'Inghilterra, così lontana dal loro territorio d'origine, grazie a spostamenti dovuti principalmente alle glaciazioni, quindi in tempi assai più remoti dell'epoca di innalzamento dei megaliti. A questa, però, si affianca l'ipotesi del trasporto umano avvenuto grazie, principalmente, a delle zattere di legno dopo aver tagliato i massi da qualche cava nel Galles. Perché poi proprio da quell'area, in questo caso? Forse ne apprezzavano particolarmente l'estetica unica, forse attribuivano proprio a quelle rocce un significato magico e religioso: in ogni caso, una questione su cui sarà forse impossibile mettere un punto definitivo, così come l'ipotesi che Stonehenge sia un immenso osservatorio astronomico è tutt'ora oggetto di dibattito. E forse anche in questo risiede il grande fascino di questa meraviglia dell'umanità.

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