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Stipendi troppo bassi, i prof universitari scioperano. Fedeli condanna: “Danneggiate gli studenti”

La ministra dell’Istruzione parla di “scelta contraria all’opinione pubblica”, ma garantisce il massimo impegno per sbloccare gli stipendi dei docenti. Motivazioni e modalità dello sciopero invocato dal 28 agosto al 31 ottobre.
A cura di Stefano Rizzuti
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La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli attacca i professori universitari che hanno annunciato di voler bloccare le sessioni d’esame delle università italiane dal 28 agosto al 31 ottobre per contestare il blocco degli aumenti, congelati dal 2011. Parla di “errore che si scarica sugli studenti” e di “scelta contraria all’opinione pubblica” la ministra in un colloquio con La Stampa. “Per prima cosa non è chiaro come i docenti abbiano annunciato lo sciopero con mesi di anticipo, quando esiste un tavolo di confronto aperto”, un modo di operare non condiviso dalla Fedeli e definito “una forma di protesta impropria e impopolare, destinata a creare un forte malcontento tra l’opinione pubblica”.

Secondo la Fedeli a essere danneggiati “saranno gli studenti, senza contare che alla sessione successiva non sarà possibile perpetrare il blocco”. La ministra invita quindi i professori a “trovare forme differenti per manifestare il proprio dissenso”, ma nel frattempo rassicura sostenendo di essere al lavoro in prima persona “per lo sblocco degli scatti di stipendio ai docenti universitari”.  “L’obiettivo – spiega la Fedeli – non è solo individuare, nella legge di Bilancio, i punti cardine per incrementare i finanziamenti al mondo della ricerca universitaria, ma anche destinare investimenti mirati a chi opera all’interno delle università”.

La protesta degli insegnanti universitari prevede la sospensione degli esami dal 28 agosto al 31 ottobre e hanno aderito già 5.400 tra professori e ricercatori di 79 atenei. I docenti chiedono che lo scongelamento degli scatti di stipendio parta dal primo gennaio 2015, come per tutti gli impieghi statali, invece che al primo gennaio 2016, come previsto per gli universitari. La protesta va avanti da anni, da quando nel 2014 oltre 10mila insegnanti avevano firmato una lettera inviata al governo per chiedere lo sblocco. Seguita da altre lettere inviate al governo e al presidente della Repubblica. Gli insegnanti inoltre chiedono che il quadriennio di blocco “venga riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal primo gennaio 2015”.

Le conseguenze per gli studenti saranno inevitabili: i prof hanno deciso di scioperare tutti un giorno a testa, quello coincidente con il primo appello. Ma gli stessi docenti hanno tentato di rassicurare gli allievi, sottolineando che si cercherà di tutelare il loro interesse. “Tutti gli esami corrispondenti” al periodo di riferimento – spiegavano i docenti nella lettera – “verranno spostati all’appello successivo che si terrà regolarmente”. E per le materie che prevedono un solo appello ne sarà previsto un altro straordinario che verrà fissato “dopo il quattordicesimo giorno dalla data del giorno dello sciopero”.

La ministra Fedeli, intervenuta ieri pomeriggio a un incontro sulla formazione dei giovani a Savona, è poi tornata a parlare delle facoltà a numero chiuso, ribadendo l’obiettivo di “allargare e non chiudere” già espresso a maggio. “Non ha senso investire negli atenei, ampliando il più possibile il concetto di formazione continua, quando alcune facoltà sono a numero chiuso. Sono atteggiamenti contraddittori”, ha detto. La Fedeli, inoltre, ha ripercorso le tappe già annunciate sul calendario ministeriale: “Immissioni in ruolo, tra docenti precari e turn over, entro il 15 agosto. Nomina dei supplenti entro il 15 settembre. Voglio che i ragazzi inizino l’anno avendo già i professori che li seguiranno nell’intero anno scolastico”, spiega la ministra.

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