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Stipendi troppo bassi, 10mila professori universitari in sciopero: a gennaio niente esami

Continua la protesta dei docenti, ricercatori e associati che hanno aderito al Manifesto per la dignità della docenza universitaria. Bloccato un appello della sessione autunnale. Prevista sospensione anche per gennaio 2018 e annullamento della riunione indetta dalla Crui.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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Sono più di diecimila i professori ordinari, associati e ricercatori che hanno aderito al Manifesto per la dignità della docenza italiana portando avanti lo sciopero, iniziato il 28 agosto scorso, che di fatto sta bloccando la sessione di esami autunnale 2016-2017 in circa 79 atenei italiani. E la protesta andrà avanti anche a gennaio. Il Manifesto per la dignità della docenza italiana annuncia infatti la sospensione degli esami anche a inizio anno 2018 e alcuni docenti, che hanno aderito, svolgeranno lezione in piazza per portare avanti il proprio dissenso.

La protesta è nata per contestare il blocco degli aumenti degli stipendi, congelati dal 2011. In sostanza i docenti, che hanno aderito a Il Manifesto per la dignità della docenza universitaria, si ribellano al congelamento degli scatti di anzianità del quinquennio 2011-2015; scatti che sono infatti sbloccati soltanto a partire dal 2016. In questo modo 5 anni di carriera universitaria sarebbero annullati dal calcolo dell'anzianità di servizio.

Lo sciopero è iniziato lo scorso 28 agosto con oltre 5000 adesioni da parte dei professori. Il Movimento, oltre alla sospensione degli esami di gennaio, annuncia anche la volontà di chiedere l’annullamento della riunione della Conferenza dei rettori, il 5 ottobre, perché proprio la Crui vuole regolamentare lo sciopero.

La ministra dell'Istruzione aveva commentato a luglio scorso l'inizio dello sciopero affermando che a farne le spese sarebbero stati gli studenti.

Annullato primo appello della sessione autunnale

Lo sciopero è stato regolamentato da un intervento del garante degli scioperi il 28 agosto scorso che, insieme al promotore del movimento ha definito nel dettaglio le modalità per non danneggiare il diritto degli studenti a sostenere gli esami. In linea generale dopo il 31 ottobre (termine dello sciopero), è previsto un appello straordinario.

Le università italiane che hanno aderito devono quindi rispettare tale normativa ma, come si legge sul sito dell'Università di Catania, c'è un margine di discrezionalità. Nella maggior parte dei casi, è scritto, che "I professori sono tenuti a scioperare solo al primo appello. E, se è prevista una sola data, è necessario fissare un appello straordinario". Alcuni dipartimenti dell’Università di Catania hanno inoltre deciso di sottoscrivere una lista con i nomi di tutti i docenti aderenti in modo che gli studenti possano capire quali esami poter sostenere. Sempre a Catania, alcuni studenti mettendosi direttamente in contatto con i docenti hanno cercato di capire di più sulla loro adesione, o meno. Il sito riporta però anche casi di disguidi: “non sono isolati i casi di ragazzi che hanno scoperto solo il giorno precedente o, addirittura, anche il giorno stesso che il docente non avrebbe fatto sostenere gli esami a causa dello sciopero”.

Il sito dell'università RomaTre è chiaro in merito. Qui si specifica che chi aderisce si asterrà dal tenere gli esami soltanto il primo appello della sessione autunnale, che cade all’interno del periodo dal 28 agosto al 31 ottobre. Quindi gli appelli successivi si terranno ugualmente, ma in ogni caso lo studente che intende sostenere l’esame dovrà iscriversi nuovamente al secondo appello previsto. Qualora invece sia stato previsto un solo appello il docente dovrà indicare una data “straordinaria” dopo il 14esimo giorno dalla data del giorno dello sciopero.Per il resto, si specifica, “tutte le altre attività istituzionali verranno assicurate”.

A Torino, secondo quanto riporta Repubblica, i docenti hanno scelto di fare lezioni in piazza. Qui, si legge, i professori dicono: "Recuperiamo un rapporto con gli studenti, i primi a combattere contro riforme sbagliate, e prepariamoci a un blocco ancora più duro delle sessioni di gennaio". 

Quando è nata l'iniziativa

L'iniziativa è stata lanciata a luglio 2017 dal docente Carlo Ferraro, professore ordinario al Politecnico di Torino, che con una lettera ai suoi colleghi chiedeva di aderire alla protesta. Era il 2010 quando il governo decise il blocco degli scatti per gli stipendi di circa 3,5 milioni di impiegati statali, per un risparmio della spesa pubblica di circa tre miliardi di euro per ciascun anno.

La Crui vuole regolamentare lo sciopero

La conferenza dei rettori delle università italiane ha reso noto la volontà di regolamentare lo sciopero. La Crui ha infatti inviato alle rappresentanze sindacali dei docenti e alla ministra Valeria Fedeli un invito per il 5 ottobre per discutere, a piazza Rondanini a Roma, su una regolamentazione dello sciopero. il professore della Sapienza Vincenzo Nocifora sempre su Repubblica commenta: "Ci stiamo muovendo da soli dentro la legge e siamo sconcertati da rettori, pur sempre docenti come noi, che ostacolano l'azione di colleghi". Ecco perché il movimento ora chiede, oltre alla sospensione degli esami anche a gennaio 2018, l'annullamento della riunione del 5 ottobre.

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