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Stefano Crupi racconta “Cazzimma”: il suo esordio con Mondadori

È appena uscito il romanzo d’esordio di Stefano Crupi, nuova proposta di Mondadori, dal tiolo “Cazzimma”. Ambientato a Napoli tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli racconta le vicende di Sisto, un giovane che insieme all’amico Tommaso, commette l’errore di sfidare il potente Boss Cavallaro.
A cura di Andrea Esposito
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“Cazzimma” è un’espressione dialettale, molto diffusa soprattutto nel lessico campano, utilizzata per definire un insieme di atteggiamenti (prevalentemente negativi) tra i quali, prima di tutto, la furbizia opportunistica di chi mira d’istinto al proprio tornaconto personale, non facendosi scrupolo di sfruttare chiunque possa servire, sia pure un amico o un parente.

Il termine “cazzimma” può però anche designare la cattiveria gratuita, prevaricante, che non ha alcuno scopo se non quello di danneggiare, di sopraffare l’altro, il più debole; ma può pure indicare, in una connotazione quasi positiva, un modo di fare grintoso e risoluto.

Così si apre il romanzo d’esordio di Stefano Crupi, giovane scrittore casertano pubblicato da Mondadori, con un’esaustiva explicatio terminis che serve a chiarire il significato di una parola, appunto “cazzimma” che dà il titolo al romanzo, tanto nota oltre i confini della Campania, quanto spesso malintesa, associata il più delle volte a “cattiveria”.

“È un atteggiamento che esiste in tutto il mondo – ci spiega Crupi – ma solo a Napoli gli è stato dato un nome”. Il romanzo racconta la vicenda di Sisto, un ragazzo dei Quartieri Spagnoli che organizza, insieme all’amico Tommaso detto “Profumo”, un traffico di droga per clienti molto facoltosi. Il suo è un piccolo e sgangherato business organizzato con l’unico scopo di racimolare soldi extra: in realtà Sisto svolge delle speciali “consegne” per conto di un capo arrogante che lo chiama al cellulare ogni dieci minuti per controllare se sta svolgendo il proprio lavoro. Ma Sisto, descritto nel romanzo come una freccia che schizza in sella al suo motorino tra il traffico cittadino, riesce a trovare il tempo e il modo di gestire anche questa attività parallela, il tutto in gran segreto.

Un giorno però accade qualcosa di insolito e tragico: l’uomo che gli forniva la lista dei clienti a cui portare la droga, viene trovato morto con una corda intorno al collo. In un primo momento si pensa a un suicidio, ma in realtà si tratta di una vendetta da parte del boss del quartiere, Cavallaro, che avendo scoperto la loro attività ha subito messo le cose in chiaro. L’ira di quest’ultimo non si abbatte su Sisto grazie all’intervento dello zio Antonio, il quale gode di una certa importanza nel quartiere e vanta un buon rapporto di sudditanza e amicizia col il boss. Sisto evita così la morte certa, ma paga a caro prezzo l’offesa: dovrà uccidere l’amico Tommaso. Da qui in poi qualcosa cambia nella sua vita e ha inizio una crisi che porterà la vicenda ad inaspettate conclusioni.

Abbiamo intervistato Stefano Crupi proprio nei Quartieri Spagnoli, passeggiando con lui tra i luoghi in cui è ambientato il romanzo. Ci ha raccontato di aver posto molta attenzione sul ritmo, sulle frasi, sulle parole, che voleva scivolassero esattamente come i ragazzi di questo quartiere fanno sui loro scooter, sfiorando lamiere, mura, persone, senza però urtare mai. In generale, ha dichiarato ancora Crupi, “credo in una letteratura non retorica né moralista, preferisco che sia il lettore a farsi un’idea di ordine morale su ciò che legge, a me piace lavorare sulla fluidità del linguaggio, descrivendo le cose, adagiandomi per un attimo su ciò ce racconto e poi andando oltre”.

Il romanzo ha una struttura accurata e un tono molto crudo e violento, la prosa è effettivamente scorrevole sebbene non lesini accurate descrizioni, in alcuni casi superflue. Nonostante il titolo, il romanzo è scritto in italiano con qualche piccola e sporadica concessione al dialetto: 250 pagine giuste che si leggono davvero con piacere.

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