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Spara al padre con un fucile, la madre: “Mio figlio non è un assassino, è stato un incidente”

La vedova di Enrico Boggian, mamma del sedicenne in stato di arresto per l’omicidio del l’imprenditore 52enne, si è schierata in difesa del figlio 16enne. “È stato un incidente”. Dopo aver sparato al padre nella villetta di famiglia a Selvazzano, il ragazzo ha inscenato il ritrovamento del corpo. Solo dopo ventiquattrore ha confessato di essere l’autore del gesto.
A cura di Angela Marino
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"Mio figlio non è un assassino. È stato un incidente". La vedova di Enrico Boggian, mamma del sedicenne in stato di arresto per l'omicidio del l'imprenditore 52enne, crede alla versione del figlio. Il ragazzo ha raccontato di aver sparato al padre nella villetta di famiglia a Selvazzano di Dentro (Padova), con un fucile da caccia prelevato da casa di suo nonno. "Volevo solo fargli uno scherzo, spaventarlo con il rumore del fucile". Un Beretta che tuttavia era carico e ha sparato colpendo l'uomo alla testa.  Un solo colpo alla nuca che non gli ha lasciato scampo. Dopo aver fatto fuoco il ragazzo non ha soccorso suo padre, che forse avrebbe potuto salvarsi, ma è uscito per gettare il fucile tra i cespugli. Una volta rientrato ha inscenato il ritrovamento allertando i vicini, che a loro volta hanno avvertito le forze dell'ordine. Solo dopo ventiquattrore l'adolescente ha confessato.

Gli inquirenti non credono a questa versione e hanno aperto una indagine per omicidio volontario. In attesa dei risultati dell'autopsia, affidata alla dottoressa Alessia Viero dell'Istituto di medicina legale di Padova, che forniranno ulteriori elementi sulla dinamica del delitto, il gip del Tribunale dei minori di Venezia, Valeria Zanca, deciderà se confermare o meno l'arresto. Il ragazzo si trova in un centro di prima accoglienza del carcere minorile di Treviso, assistito da un team di psicologi. Amici e conoscenti descrivono i Boggian come una famiglia ‘perfetta', dove non esistevano dissapori o contrasti. Oltre al sedicenne c'è anche un'altra figlia 13 enne, che al momento del delitto, le 14 del 26 marzo, si trovava a scuola. Al vaglio degli inquirenti anche la posizione del nonno del ragazzo per l'incauta custodia dell'arma. Sarebbe stato proprio il nonno, peraltro, ad insegnare al giovane a sparare.

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