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Sostanze tossiche nell’impianto ad energia verde? Ecco cosa brucia ad Acerra (REPORTAGE)

Pcb nell’olio di palma da bruciare per ricavare energia green e ricevere il contributo dei certificati verdi dallo Stato italiano. Le analisi condotte da due laboratori diversi nel 2011 e nel 2012 rilevano la presenza – seppur in quantità non pericolose per l’uomo – degli inquinanti cancerogeni e scatta la protesta degli ambientalisti contro l’impianto a biomassa della Fri-el di Acerra.
A cura di Alessio Viscardi
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Pcb negli oli di palma bruciato dalla Fri-el di Acerra

L'impianto a biomassa della Fri-el di Acerra si trova proprio dietro al grande termovalorrizzatore inaugurato per mettere fine all'emergenza rifiuti di Napoli. Si tratta di una centrale che brucia olio di palma per ricavarne energia verde, ma secondo le analisi commissionate nel 2011 dalla polizia municipale di Acerra e quelle del 2012 effettuate sugli oli combustibili, ci sarebbero in essi tracce di PCB – Policlorobifenili, inquinanti di prima classe, sostanze tossiche e cancerogene. Questi inquinanti bruciano assieme all'olio di palma, ma paradossalmente l'impianto riceve contributi dallo stato attraverso i Certificati Verdi per la produzione di energia green. Nelle analisi condotte nel 2011 si legge testualmente:

"Dalle analisi condotte il campione risulta costituito da olio di palma grezzo però sono stati rinvenuti PCB che non essendo assolutamente componenti di un olio, sia pure grezzo, denotano l'aggiunta di oli di sintesi esausti o potrebbe trattarsi di olio di palma ottenuto da suoli contaminati o venuto a contatto con recipienti contaminati".

Aggiunta di oli esausti contaminati da PCB? La prima ipotesi fa paventare agli ambientalisti – che diverse volte si sono radunati davanti ai cancelli dell'impianto per protestare – un sospetto: "Noi crediamo – ci dice Virginia Petrellese – che possono utilizzare oli esausti con Pcb per aumentare il valore calorifero dell'olio di palma che viene bruciato, in modo da aumentare il ricavo economico ottenuto dalla vendita di corrente elettrica prodotta dalla biomassa. La beffa è che si tratta di un impianto che riceve contributi con i certificati verdi dello Stato per la produzione di energia pulita".

Suoli contaminati? La seconda ipotesi chiama in causa l'inquinamento dei suoli circostanti. Acerra è una terra martoriata, la guardia ambientale Alessandro Cannavacciuolo ci porta in giro per i campi attorno all'impianto e ci mostra i terreni dove è vietato l'allevamento a causa dello sversamento di sostanze tossiche mascherate da compost agricolo – circostanze al centro del processo Ultimo Atto Carosello di cui abbiamo parlato nell'inchiesta La Campania dei veleni. "Assurdo che dietro quella recinzione il terreno sia considerato tossico, mentre a pochi metri si continui a coltivare" ci dice Alessandro. Le pecore allevate dalla famiglia Cannavacciuolo furono abbattute perché intossicate dalla diossina, poco dopo anche lo zio di Alessandro si ammalò di tumore e morì in pochi mesi, nel suo corpo furono rinvenute quantità di diossine centinaia di volte superiori ai limiti di tollerabilità fissati dall'OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità). "Noi siamo testimoni oculari per le indagini sullo sversamento nei terreni della Montefibre" continua Alessandro.

Continaminazione dei recipienti Montefibre? La terza ipotesi chiama in causa l'ubicazione del nuovo impianto della Fri-el, ovvero gli stabilimenti della ex-Montefibre.  La società si occupava della produzione di filati attraverso la trasformazione di derivati del petrolio, ma la tecnologia obsoleta l'ha resa nel tempo soggetta a guasti e disastri ambientali: "Si rompevano le condotte con dispersione di sostanze tossiche nell'ambiente" ricorda un ex-dipendente, Antonio Montesarchio. Oggi, le cisterne che la Fri-el utilizza per stipare l'olio di palma sono le stesse che utilizzava la Montefribre per le sostanze pericolose. I vertici Montefribre sono usciti senza condanne da un processo per la morte di 88 dipendenti causata da una grave forma di tumore.

La Fri-el ha diramato una nota in cui nega ogni addebito: “La società è in possesso dei risultati delle analisi condotte dal Laboratorio Chimico e Merceologico della Camera di Commercio di Napoli, effettuate si richiesta del Comando di Polizia Municipale di Acerra, su campioni prelevati dai tecnici del medesimo Laboratorio alla presenza dell’organi di Polizia Giudiziaria e dai cui risultati emerge l’assenza degli inquinanti sopracitati”. Abbiamo poco sopra allegato il documento originale, nella cui sintesi si può leggere, a differenza di quanto affermato in questa nota, che le analisi hanno rilevato presenza degli inquinanti PCB. Nelle successive analisi del 2012, viene definita la quantità di inquinanti rilevata, inferiore ai 10 mg/kg ma comunque presente.

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