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Opinioni

Sono quelli che contestano Salvini i veri difensori della democrazia

Ieri c’è stata l’ennesima contromanifestazione contro il raduno della Lega a Bologna, e i manifestanti sono stati bollati come antidemocratici perché volevano negare il diritto di parola di Salvini. Ma siamo sicuri che debba averlo?
A cura di Rita Cantalino
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Ieri c'è stata la tanto attesa manifestazione indetta da Salvini, simbolo mediatico e politico della riunificazione di un pezzo della destra in questo paese. La città scelta per il corteo è stata Bologna e lì, come in ognuna delle città in cui il leader della Lega prova a portare in piazza le sue istanze e a mettere in ombra il passato antimeridionalista, identitario fino al ridicolo e profondamente xenofobo della Lega, c'è stato un nutrito gruppo di persone che quel passato proprio non se lo scorda, che ha organizzato una contromanifestazione.

Va avanti così da mesi: Salvini prova a mettere in soffitta una versione ormai troppo demodè della Lega, che ha già raggiunto il massimo del risultato elettorale che potesse spremere dalla “Padania” e, archiviate Pontida e bevute dal Po, prova a lanciarsi su scenari nazionali ambendo alla poltrona massima in quella Roma Ladrona che fino a troppo poco tempo fa gli faceva tanto schifo. Nel frattempo ci sono stati gli scandali, nel frattempo il partito ha provato a cambiare faccia non tanto per redenzione quanto per rispondere in qualche modo ai continui momenti di imbarazzo dovuti alla gestione platealmente smascherata della famiglia Bossi, dei consiglieri e importanti esponenti beccati più di una volta dalla magistratura con le mani nella marmellata di rimborsi e soldi del partito.

La Lega prova a cambiare faccia, in un moto da controriforma che prova a salvare il salvabile di un'esperienza nata dalla frustrazione e dall'odio per un pezzo di paese, per potersi, a quello stesso pezzo, riproporre, e raccogliere altri voti. Quest'operazione, tuttavia, a Salvini sembra proprio non riuscire. Lui che è tutti i giorni ospite in una trasmissione televisiva diversa con intervistatori compiacenti e sempre troppo morbidi, lui che è l'uomo che alza lo share e che tutti vogliono, lui che certamente in ogni occasione farà una piazzata, solleverà una polemica, animerà il dibattito e terrà le tv accese e farà vendere copie su copie dei giornali. La sovraesposizione mediatica cui siamo condannati, il faccione di Salvini ovunque ci giriamo e i suoi tentativi di belle parole e rivoluzionari propositi non sono sufficienti a far dimenticare a chi ha sempre vissuto e vive in questo paese di che stiamo parlando. E così, ogni volta che Salvini prova ad andare in una città qualunque, fioccano contestazioni e manifestazioni di piazza. Solo a Napoli è già stato annunciato ed ha già disertato svariate volte. Ovunque vada è tutto un lancio di uova e una mobilitazione delle città. Non dei centri sociali e degli “antagonisti” e basta. Sono i cittadini stessi a riempire i cortei.

Ma questo non si sa. Quello che si sa è quello che un Salvini concitato, amareggiato, presuntuoso, racconta agli intervistatori di turno, che a lui non mancano mai. Ed è quello che raccontava ieri a una Lucia Annunziata troppo sciapita, che non è riuscita a strappargli nemmeno una risposta alle sue comunque blande domande. L'intervista è iniziata con il leader della Lega che guardava il suo Ipad e si lamentava del fatto che era costretto a leggere di notizie orribili, di poliziotti feriti perché “gli antagonisti, i no global, no tav, no tutto” non sarebbero in grado di distinguere la democrazia e il confronto politico, ma saprebbero invece solo “fare a botte”. È la solita, vecchia, scusa. Si sviliscono le ragioni di una manifestazione, i numeri di una piazza, i contenuti che porta, bollando tutti i partecipanti come stupidi violenti, alla stregua di bestie che non sono in grado di confrontarsi e quindi usano la violenza, senza alcuna ragione, per rovinare la festa a chi lavora veramente per il paese. Questi cortei intanto vengono repressi, i manifestanti picchiati, arrestati, ma di questo non si sa niente. Nessuna trasmissione ne parla, nessuno di loro è intervistato, nessuno gli chiede le ragioni delle proteste.

È uno scenario che si ripropone dopo ogni tentativo di mobilitazione di Salvini e, scandalosamente, è uno scenario che raccoglie dichiarazioni di solidarietà a destra e manca di tutta una serie di tutori del diritto di parola, della libertà di opinione, e così puntualmente il dopo è tutto un “Nessuno tocchi Salvini” e “JesuisMatteò”. Il punto però è che si tratta di un ragionamento capzioso, errato. Non c'è nessuna libertà di opinione da difendere se le opinioni espresse sono quelle che il segretario della Lega e le organizzazioni neofasciste in visibilio ad appoggiarlo ci propinano. Non è vero che tutte le opinioni sono uguali e vanno rispettate. Se le tue opinioni sono di odio e violenza, se le tue opinioni sono di esclusione, se le tue opinioni sono quelle di chi è forte con i deboli e debole con i forti, se le tue opinioni sono fasciste, sono razziste, sono antidemocratiche, sono a tutela di una singola parte, minoritaria, che abbraccia i tuoi valori culturali a discapito di tutti gli altri, non vanno affatto tutelate.

Non ci deve essere alcuno spazio democratico per chi genera e diffonde odio, paure, bugie, messaggi di tensione e si approfitta delle frustrazioni di un popolo stremato per direzionarne la rabbia verso chi è più debole, non intaccando minimamente ma anzi tutelando lo stato del potere in questo paese, lo spazio sconfinato delle mafie, della corruzione, della spartizione clientelare delle risorse pubbliche. Anzi la più grande battaglia di democrazia è proprio in quelle piazze che il diritto di parola di uno come Salvini, di un partito come la Lega, di Casapound e di tutti i fascisti grandi e piccoli che gli vanno dietro, provano a negarlo.

La democrazia va difesa perché democrazia non vuol dire che tutti possono avere un'opinione ed esprimerla. Non tutte le opinioni meritano di essere espresse. Alcune, quelle di cui sopra, meritano di essere messe a tacere, meritano vergogna e biasimo. E fa sorridere il fatto che gran parte delle trasmissioni televisive di questo paese faccia l'esatto contrario: dia spazio illimitato alla diffusione di questa cultura dell'odio e oscuri, mistifichi, delegittimi le ragioni di chi prova a ribadire un concetto così semplice. Fa sorridere amaramente il fatto che tutti stiano a preoccuparsi del diritto di parola e della libertà di opinione di Salvini, e quasi nessuno ricordi il diritto di parola e la libertà di opinione di quelli che protestano, e anzi nessuno si ponga il problema che chi con quelle piazze richiede di parlare venga picchiato, ignorato, sminuito.

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Blogger e attivista. Nata a Napoli nel 1988, dove mi sono laureata in filosofia politica. Sono stata coordinatrice provinciale dell'Unione degli Studenti Napoli e coordinatrice cittadina di Link, coordinamento universitario. Ho lavorato come educatrice per Libera in progetti con ragazzi provenienti da contesti di disagio. Il mio blog personale è Errecinque. Ho un sacco di romanzi nel cassetto.
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