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Sismologi in allerta: “Potrebbe arrivare sisma di magnitudo 7”

“Non possiamo essere rassicuranti. Non vogliamo nemmeno creare panico, ma bisogna essere prudenti”, spiegano dalla Commissione Grandi Rischi, evidenziando la possibilità che nel corso del tempo il Centro Italia potrebbe essere colpito da un terremoto di magnitudo 7, una forza distruttiva decisamente maggiore rispetto a quelli precedenti.
A cura di C. M.
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La sequenza sismica che da quest'estate sta colpendo il Centro Italia potrebbe continuare ancora a lungo e potrebbe anche scatenare eventi tellurici molto più potenti di quelli finora visti in questi mesi. A dirlo è la Commissione Grandi Rischi nella relazione per la Protezione Civile, in cui si invita a mantenere alta la guardia. "Non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento", spiegano gli esperti, sostenendo che le faglie attive dal 24 agosto 2016 "hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (6-7)". Secondo il presidente Sergio Bertolucci, infatti, in questo momento non c'è spazio per le rassicurazioni, ma anzi è necessaria prudenza in questa fase di allerta massima. "Non possiamo essere rassicuranti. Non vogliamo nemmeno creare panico, ma bisogna essere prudenti, e per un cittadino questo potrebbe voler dire ad esempio contattare un ingegnere strutturista per controllare la stabilità della propria casa. Per gli edifici pubblici, l'invito è quello di monitorare in maniera sistematica scuole, ospedali e dighe", spiega Bertolucci. Secondo gli esperti, le scosse più potenti potrebbero verificarsi attorno alla faglia che comprende i territori tra Monte Vettore e Monte Gorzano, soprattutto a preoccupare i sismologi è il tratto che va da Montereale a L'Aquila. Se nella cittadina abruzzese la violenta scossa del 2009 potrebbe aver fatto rilasciare la maggior parte dell'energia accumulatasi nel sottosuolo, idem per quanto riguarda le quattro scosse che hanno recentemente colpito Montereale, lo stesso non si può dire per le zone circostanti che nel corso della storia recente non hanno mai registrato terremoti forti, zone in cui potrebbero esserci delle faglie "sotto pressione" che potrebbero attivarsi.

Non è solo l'evento tellurico in sé a preoccupare gli esperti, ma anche la situazione delle grandi infrastrutture viene costantemente monitorata perché la sequenza sismica potrebbe arrivare a danneggiare le dighe presenti nella zona. "Nella zona di Campotosto c'è il secondo bacino più grande d'Europa con tre dighe, una delle quali su una faglia che si è parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago", spiega Bertolucci che dopo un primo riferimento al Vajont ha tenuto a spiegare  che "non c'è alcun pericolo imminente di un effetto Vajont" anche se "è importante continuare a monitorare l'evoluzione sismica in quella zona, in quanto esiste un aumento della pericolosità dovuta ai movimenti della faglia".

Il lago si trova a circa 15 chilometri di distanza dagli epicentri delle scosse del 18 gennaio e finora la situazione sembra essere sotto controllo, ma il timore è che ulteriori scosse di magnitudo più potente potrebbero invece arrivare a creare problemi anche gravi: il rischio, infatti, è che un altro sisma possa causare uno smottamento lungo le sponde, smottamento che in caso di crollo potrebbe favorire la nascita di un'onda anomala, una sorta di tsunami distruttivo. Per ora "non si configura la possibilità di avere onde che possano superare i dieci metri" ha spiegato Bertolucci aggiungendo però che in ogni caso, "sarebbe pericolosissimo abbassare la guardia",

L'altra ipotesi, molto più improbabile a detta degli esperti, è che un futuro sisma possa arrivare a spaccare il terreno in corrispondenza delle dighe, un'eventualità che viene definita sì improbabile, ma che nel caso in cui dovesse verificarsi porterebbe con sé effetti disastrosi. "La faglia di Campotosto potrebbe aprire una frattura nel terreno ampia fino a 90 centimetri, provocando danni anche gravi che potrebbero determinare una fuoriuscita di acqua", secondo le analisi condotte dal Centro europeo di ingegneria di Pavia nel 2009.

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