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Siria, la piccola Bana non twitta più, account cancellato: “Ci stanno per catturare”

Bana Alabed, la piccola siriana di sette anni commosse il mondo raccontando su Twitter l’orrore della guerra ad Aleppo. Dopo i suoi ultimi drammatici messaggi, da ieri la sua “voce” è scomparsa dal social media.
A cura di Mirko Bellis
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Bana Alabed, la bambina siriana di sette anni, con i suoi tweet era diventata il simbolo di migliaia di civili intrappolati ad Aleppo.  Il sogno di Bana era di diventare un’insegnante. Chiedeva la fine dei bombardamenti e delle stragi che colpiscono ogni giorno la sua città. Lo faceva su Twitter e la sua “voce” era diventata famosa in tutto il mondo. Da ieri il suo account è stato cancellato e nessuno sa che fine abbia fatto la piccola. L’ultimo messaggio, firmato dalla mamma, diceva: "Siamo sicuri che l'esercito ci catturerà ora. Ci vedremo gli uni con gli altri un altro giorno, caro mondo. Arrivederci. Fatemah".

Secondo la Bbc, l'account è stato cancellato domenica, proprio nelle ore in cui le truppe di Damasco sferravano l’offensiva decisiva sui quartieri ad est di Aleppo ancora in mano ai ribelli. Grazie all'aiuto della mamma, un’insegnante di inglese, Bana nei suoi tweet raccontava, come fosse un diario, la vita di bambina sotto le bombe. La guerra – confessava – le aveva rubato l’innocenza dell’infanzia ma non la voglia di continuare a fare i compiti, nonostante i bombardamenti. Il suo account aveva oltre 100.000 followers e la sua storia aveva commosso il mondo. La scrittrice inglese J.K Rowling le inviò in formato eBooks l’intera collezione di Harry Potter dopo che la bambina scrisse di voler leggere “per dimenticare la guerra”.

La madre di Bana creò l'account Twitter per la figlia a settembre per condividere la loro vita “con il resto del mondo". In alcuni video postati sul social network si poteva udire il rumore delle bombe che cadevano vicino alla casa dove la bambina viveva assieme alla madre e due fratelli. A fine novembre, dopo che i bombardamenti si erano fatti più intensi, i suoi tweet erano diventanti un disperato grido d’aiuto. La sua casa era stata distrutta e il 27 novembre in uno dei suoi ultimi messaggi, in cui appare impolverata e sconvolta, Bana diceva: “Questa notte non ho casa, è stata bombardata e sono finita fra le macerie. Ho visto morti e sono quasi morta". E ancora: “Pregate per noi, salvateci”, implorava la piccola. Da ieri, il silenzio. Nessuno sa cosa le sia successo anche perché la situazione ad Aleppo peggiora di ora in ora. Da giorni infatti l’aviazione siriana e russa sta colpendo le postazioni ribelli nel tentativo di riprendere il controllo della città.

Da quando è iniziato l’assalto decisivo ai quartieri orientali di Aleppo, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani, almeno 311 civili, tra cui 42 bambini, sono stati uccisi. Una strage che non ha risparmiato neanche le migliaia di civili in fuga. Stephen O'Brien il sottosegretario Onu per gli Affari umanitari, ha dichiarato la scorsa settimana che Aleppo rischia di diventare “un gigantesco cimitero”. "Per il bene dell'umanità – ha detto O’Brien davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – chiediamo, imploriamo tutte le parti e quanti hanno il potere di intervenire per proteggere i civili e garantire l'accesso alla zona assediata di Aleppo est".

Nel frattempo dalla Siria giungono notizie di ulteriori massacri: nella zona di Idlib, nel parte nord-occidentale del Paese, secondo le prime ricostruzioni, 78 persone sono state uccise dai raid aerei russi e governativi.

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