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Siria, la città di Madaya respira: primi aiuti umanitari dopo cinque mesi di assedio

Settanta camion di aiuti umanitari hanno raggiunto per la prima volta in quasi sei mesi quattro città siriane assediate. Le razioni di cibo serviranno a fornire alimento a 60.000 persone e saranno sufficienti per un mese.
A cura di Mirko Bellis
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I bambini di Madaya assistono all'arrivo degli aiuti umanitari
I bambini di Madaya aiutano a scaricare gli aiuti umanitari

Un respiro di sollievo per gli abitanti delle città siriane sotto assedio. I primi camion della Mezzaluna Rossa e della Croce Rossa internazionale con aiuti umanitari del Programma alimentare mondiale (Pam) sono arrivati finalmente a Madaya, Zabadani (al confine con il Libano) e a Foua e Kefraya, due villaggi a maggioranza sciita nella provincia nord-occidentale di Idlib.

Era da aprile che le quattro città non ricevevano nessun tipo di alimento o medicinale. La situazione di carestia è tale che a Madaya – come ha denunciato Save the Children – almeno sei bambini e altri sette adolescenti hanno tentato il suicidio negli ultimi due mesi. Il direttore del Pam per la Siria, Jakob Kern, ha assicurato che le razioni di cibo (riso, cereali, olio vegetale, zucchero, sale, farina) serviranno a fornire alimento a 60.000 persone e saranno sufficienti per un mese. A Madaya e Zabadani è stata prevista la fornitura di particolari alimenti nutrienti per far fronte alla malnutrizione di circa 250 bambini.

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Solo a Madaya sono più di 40mila gli abitanti che vivono da mesi isolati dal mondo esterno. L’esercito fedele a Bashar al Assad e le milizie libanesi di Hezbollah impediscono che cibo, medicinali ed altri generi di prima necessità entrino nella città in mano alle forze ribelli.  Madaya non è comunque la sola città posta sotto assedio. A Kefraya e Foua, circa 12.500 persone fedeli al governo di Damasco, vivono isolate per mano dei gruppi di ribelli. E il destino di Madaya è collegato a questi due villaggi. Nel gennaio scorso l’accordo tra il governo e le forze anti-Assad prevedeva appunto che la consegna di cibo e generi di prima necessità avvenisse simultaneamente a Madaya e nelle città assediate dai ribelli. Prima dell’arrivo degli aiuti almeno 65 persone sono morte di fame nella sola Madaya e gli abitanti erano ormai costretti a mangiare radici e foglie d’albero per poter sopravvivere. La scorsa settimana, un convoglio ha raggiunto per la prima volta dal luglio scorso anche Moadamiyah, una città di quasi 45mila abitanti alla periferia di Damasco assediata dalle truppe di Assad.

Oltre all'assenza di cibo e medicine, le zone sotto assedio patiscono anche altri gravi disagi, come la totale mancanza di elettricità o l’accesso all'istruzione. A causa dei combattimenti e dell’aumento della violenza in Siria ci sono più di 4,5 milioni di persone, oltre la metà bambini, che vivono in zone classificate dall'ONU come “difficili da raggiungere”. “Siamo estremamente preoccupati – ha detto in un comunicato il direttore del Pam – per le oltre 250.000 persone che si trovano nella parte orientale di Aleppo e che sono tagliati fuori da cibo, acqua, medicine e altri generi di prima necessità”. “Chiediamo a tutte le parti di questo terribile conflitto che vengano immediatamente aperte vie di trasporto che permettano l'accesso umanitario sicuro per gli abitanti di Aleppo e per ogni famiglia siriana”, ha aggiunto.

Il sottosegretario per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza dell'Onu, Stephen O'Brien ha invitato tutte le parti a revocare immediatamente gli assedi di civili in Siria, citando espressamente Madaya, Deir-ez-Zor, Douma, Foua e Kefraya. Le Nazioni Unite chiedono anche la fine degli attacchi indiscriminati contro aree popolate e le infrastrutture civili e di adottare tutte le misure necessarie per garantire la protezione dei civili, come richiesto dal diritto internazionale umanitario. Secondo le stime Onu, sono 13,5 milioni i siriani che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Di questi 600.000 vivono nelle diciotto aree assediate.

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