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Siria, il Pentagono ammette: “Le nostre truppe combattono contro l’Isis”

Ashton Carter, segretario alla Difesa dell’amministrazione Obama: “I nostri soldati sono in combattimento e credo che dobbiamo dirlo chiaramente”.
A cura di Davide Falcioni
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I soldati statunitensi in Iraq e Siria combattono già contro i miliziani dello Stato Islamico. Ad ammetterlo, sottolineando che "si deve dire chiaramente", è stato ieri Ashton Carter, segretario alla Difesa dell'amministrazione Obama: il diplomatico ha in parte smentito le parole utilizzate la scorsa settimana dal presidente, che aveva negato tassativamente che i marines fossero impegnati in combattimenti contro uomini del califfato. I militari americani sono dunque in prima fila e non solo impegnati in bombardamenti aerei e attività di addestramento. Carter è stato messo sotto pressione dei membri della commissione Servizi armati del Senato, di fronte ai quali ha dovuto spiegare in merito alla coalizione guidata dagli Usa nella lotta contro l'Isis e sulla caratterizzazione della attività come non da combattimento.

Il senatore repubblicano dell'Alaska Dan Sullivan è stato assai duro: "Quando alla Casa Bianca parlano dei nostri soldati nel Medio Oriente, lo fanno andando per le lunghe e dicendo che non coinvolgeranno truppe da combattimento americane per lottare sul campo straniero". Secondo il politico tuttavia sia l'amministrazione Obama che il Pentagono fanno "le capriole nell'insistere che i nostri soldati non stanno combattendo quando tutto il Paese sa che in realtà lo stanno facendo". E' stato a questo punto che Carter ha replicato sostenendo che i 3.500-5.000 soldati e forze speciali in Iraq e Siria membri dell'"Operation Inherent Resolve" sono "in combattimento e credo che dobbiamo dirlo chiaramente". Il leader del Pentagono ha tentato comunque di limitare la portata delle sue affermazioni aggiungendo che comunque l'onere di sconfiggere il Califfato sta alle forze locali e non a quelle americane. "L'intento non è sostituire le forze locali ma cercare di renderle potenti a sufficienza affinché possano cacciare l'Isis con il nostro sostegno – ha spiegato Carter -. E quando noi offriamo sostegno, mettiamo la nostra gente nelle loro mani".

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