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Siria: giudice ISIS si fa decapitare una donna “infedele” come regalo di nozze

Una giudice dello Stato Islamico ha espressamente chiesto di farsi decapitare una donna non credente come “regalo di nozze”.
A cura di D. F.
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Decapitare una donna come regalo di nozze. E' quanto sarebbe accaduto, stando alla testimonianza di una disertrice dell'Isis rilasciata al Daily Mail, nella città siriana di Mayadin, occupata dai miliziani dell'organizzazione jihadista. Sarebbe stato lo stesso leader Abu Bakr al-Baghdadi a dare il via libera alla barbara esecuzione che era stata richiesta da una giudice della Sharia che aveva perso il precedente marito in combattimento e avrebbe dovuto contrarre un nuovo matrimonio sotto le leggi del califfato. La donna avrebbe chiesto la decapitazione di una "infedele" come regalo di nozze, ottenendo l'approvazione di al-Baghdadi.

La disertrice ha raccontato di aver a lungo lavorato in un tribunale dello Stato Islamico e di essere fuggita quando ha scoperto le atrocità che venivano commesse. In particolare una giudice, la tunisina Roaa Um Khotaba al-Tunisi, avrebbe chiesto agli emiri la decapitazione di un kuffar, un non credente, come regale per le sue nozze". Ma le atrocità descritte da Leena – questo è il nome di copertura della disertrice intervistata da Daily Mail – sarebbero state molte altre: pesanti ammende a chi non indossava abiti islamici, frustate alle donne che conversavano con uomini sconosciuti, l'amputazione delle mani nei casi di furto e la lapidazione in quelli di adulterio. "Una donna è stata arrestata perché parlava con un uomo in un negozio: solo successivamente si scoprì che si trattava del marito. La donna è stata processata da un giudice egiziano che l'ha condannata a 80 frustate in piazza. Quando il marito è riuscito a dimostrare che si trattava di sua moglie era ormai troppo tardi".

Leena ha riferito anche di una ragazza condannata a morte per spionaggio: la sua colpa è stata quella di essersi lamentata delle sue condizioni di vita scrivendo un messaggio su Whatsapp alla sorella, che viveva a Damasco. "I giudici stabilirono che era un'infiltrata di Assad e la fecero uccidere".

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