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Siria, almeno 100 morti in sette attentati. Ieri colpito collegio di frati francescani

Almeno 100 persone sono morte oggi in seguito a sette attentati nelle città di Jableh e Tartous, entrambe controllate dal governo Assad.
A cura di Davide Falcioni
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Almeno cento persone sono morte in seguito a sette esplosioni che hanno colpito questa mattina le città siriane di Jableh e Tartous: stando a quanto riporta Nena News, citando l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, il bilancio sarebbe ancora provvisorio poiché molti feriti verserebbero in condizioni disperate. L'organizzazione non governativa, specificando che 53 vittime sono state accertate a Jableh e 48 a Tartous, ha reso noto che a provocare le stragi sono stati cinque kamikaze e e da due autobombe. Jableh e Tartous, rispettivamente nella provincia di Lattakia e nella provincia omonima di Tartous nel nord ovest della Siria, sono tra le città controllate del presidente siriano al-Asad e nel corso di cinque anni di guerra civile sono state relativamente protette.

I sette attentati sono stati rivendicati dallo Stato Islamico: alcune immagini trasmesse dalla tv statale Ikhbariyya da Jableh mostrano molte automobili e minivan distrutti. Sarebbero state tre le esplosioni nella città, una delle quali nelle vicinanze di un ospedale. A Tartous, invece, è stata colpita una stazione di benzina in un area residenziale. E’ il primo attacco di questo genere che avviene in città dove i russi, alleati con il governo di Damasco, hanno una base navale.

La carneficina di oggi segue quella di ieri ad Aleppo, dove due missili hanno colpito il Collegio di Terra Santa dei frati francescani della città provocando un morto e due feriti gravi tra gli anziani che avevano trovato rifugio in un luogo considerato sicuro. In una nota la Custodia di Terra Santa spiega: "La scuola, con il suo grande parco era stato fino ad oggi uno dei pochi luoghi sicuri in città. E i frati accoglievano chiunque cercasse riparo". Nel Collegio, in particolare, vivevano una ventina di persone anziane le cui case erano state distrutte. Nonostante l'attacco i frati hanno spiegato che non hanno nessuna intenzione di lasciare la città: "E' il momento del digiuno e della preghiera per la Siria".

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