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Siria, abbandonati, feriti e senza cibo: in salvo gli ultimi animali dello zoo di Aleppo

Sono sopravvissuti a più di sei anni di guerra: iene, leoni, orsi e tigri denutriti e feriti vivevano intrappolati dentro ai recinti fatiscenti dello zoo abbandonato di Aleppo. Grazie agli sforzi dell’ong Four Paws, nove esemplari adesso sono in salvo in un centro veterinario in Turchia dove stanno ricevendo le prime cure in attesa di trovare un rifugio sicuro.
A cura di Mirko Bellis
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Uno degli animali dell zoo di Aleppo mentre viene dissetato dai veterinari di Four Paws
Uno degli animali dell zoo di Aleppo mentre viene dissetato dai veterinari di Four Paws

Alla periferia di Aleppo, devastata dalle bombe e i combattimenti, ci sono i resti di quello che un tempo era uno zoo: The Magic World (Il mondo magico). Qui, alcuni animali sono sopravvissuti nonostante il conflitto armato che da oltre sei anni insanguina la Siria. Iene, leoni, orsi e tigri denutriti e feriti vivevano intrappolati dentro ai recinti fatiscenti dello zoo abbandonato. La mancanza di acqua, cibo e assistenza sanitaria stava portando alla morte le bestie, molte delle quali erano già state uccise durante i bombardamenti. Per gli ultimi superstiti dello zoo non c’era nessuna speranza di poter fuggire.

Ad aiutarli a scappare da quella che era diventata una trappola mortale è stato l’intervento di un team dell’associazione internazionale Four Paws (Quattro zampe), già protagonista del salvataggio degli animali dello zoo di Mosul, in Iraq. Dopo mesi di trattative, grazie anche all'intervento del ministro dell’ambiente turco, un gruppo di veterinari è riuscito a salvarli. Nello zoo, abbandonato dal proprietario fuggito negli Stati Uniti cinque anni fa, c’erano leoni e tigri smunti, feriti e costretti a vivere nello stesso recinto. Due orsi neri asiatici e una coppia di iene completavano gli altri animali sopravvissuti solo grazie agli aiuti di alcuni abitanti di Aleppo che dividevano con le povere bestie il poco che avevano da mangiare. Nella città siriana, per anni teatro di una sanguinosa battaglia culminata con la vittoria dell’esercito di Assad nel dicembre del 2016, migliaia di civili sono stati uccisi e gran parte della città è rimasta senza elettricità, acqua o cibo. E, nella devastazione della guerra, anche gli animali hanno pagato il loro prezzo. “A preoccuparci di più è stata la grave situazione in cui si trovavano gli esemplari del parco zoologico”, ha detto Amir Khalil, il veterinario a capo dell’operazione di salvataggio. “In queste condizioni, leoni e tigri possono diventare una seria minaccia per gli esseri umani. Gli animali erano fisicamente e psicologicamente traumatizzati e dovevano abbandonare lo zoo quanto prima”, ha aggiunto Khalil.

La missione di salvataggio prevedeva il trasporto degli animali in grossi camion fino alla frontiera con la Turchia. Ma gli scontri nel nord della Siria non sono affatto cessati e il viaggio rappresentava una missione rischiosa. Con l'autorizzazione del proprietario dello zoo, le bestie sono state poste dentro gabbie, caricate poi sui camion e condotte fino al confine turco, dove sono state consegnate al team di Four Paws. “Siamo felici che i primi animali siano stati prelevati dallo zoo e trasferiti in una zona più sicura", ha affermato Khalil. “Sono tutti esausti e disidratati. Alcuni di loro soffrono ferite minori, ma non gravi”, si legge in un comunicato dell’associazione. Tre leoni, due tigri, due orsi neri asiatici e due iene si trovano adesso nel centro veterinario a Karacabey, nel nord ovest della Turchia, dove stanno ricevendo le prime cure mediche. Gli ultimi esemplari rimasti nello zoo distrutto, due leoni e due cani, sono arrivati venerdì al confine turco. Quando la loro condizione sanitaria lo consenta, gli animali dello zoo di Aleppo verranno trasferiti in una nuovo ambiente adeguato alla loro specie. Khalil, che nel 2016 ha evacuato un intero zoo a Gaza e recentemente ha recuperato un leone e un orso dallo zoo di Mosul, ha rassicurato: "La nostra associazione ha alcuni luoghi sicuri per questi animali, ad esempio in Giordania, Sudafrica e Paesi Bassi.  Tutte le opzioni possibili sono sul tavolo, ma prima dobbiamo osservare lo sviluppo delle loro condizioni sanitarie. Solo allora possiamo decidere quale sarà il luogo migliore”.

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