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Sinodo, Papa Francesco: “No a compromessi, non siamo in Parlamento”

Al via il Sinodo della famiglia: tra i nodi più complessi la comunione a divorziati risposati, le coppie di fatto, le unioni gay. Per Bergoglio è necessario “aprirsi allo Spirito santo con coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa”.
A cura di Susanna Picone
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Sono iniziati alle 9 di questa mattina i lavori del Sinodo sulla famiglia. Dopo la messa di ieri a San Pietro, durante la quale Papa Francesco ha sottolineato che “la Chiesa non punta il dito” per giudicare gli altri, questa mattina Bergoglio ha aperto i lavori alla presenza di 270 vescovi di tutto il mondo. Tra i nodi più complessi da affrontare nel Sinodo che si concluderà il 25 ottobre la comunione ai divorziati che si sono risposati, le coppie di fatto e la questione dell’omosessualità, diventata ancora più attuale dopo il coming out della vigilia di monsignor Krysztof Charamsa, il teologo che ha rivelato di essere gay e di avere un compagno. Il Sinodo “non è un Parlamento dove regna il compromesso”, ha detto Papa Francesco durante il discorso di apertura dell’assemblea sulla famiglia. Il Sinodo, ha continuato Bergoglio, non è un luogo “dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si ricorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi, ma l’unico metodo del Sinodo è quello di aprirsi allo Spirito santo con coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa, affinché sia lui a guidarci e illuminarci e a farci mettere davanti agli occhi, con i nostri pareri personali, la fede in Dio, la fedeltà al magistero, il bene della Chiesa”.

“Lavorare con coraggio e franchezza” – Bergoglio ha dunque invitato a lavorare con “spirito di solidarietà, con coraggio e franchezza” durante le tre settimane di confronto nella Chiesa. Il pontefice ha anche ringraziato i giornalisti “per la vostra appassionata partecipazione e ammirevole attenzione”. “Una Chiesa con le porte chiuse – aveva detto Papa Francesco durante la messa di ieri – tradisce se stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera”. Durante l'omelia di ieri, poche ore dopo il coming out di monsignor Charamsa, il Papa ha anche sottolineato che “l'uomo che sbaglia deve essere sempre compreso e amato”, e “la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo, accompagnarlo”.

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