141 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Simone Cristicchi con “Magazzino 18” apre la stagione del Bellini (VIDEO)

Il cantautore romano porta in scena al Teatro Bellini di Napoli fino a domenica 26 lo spettacolo “Magazzino 18” storia dell’esodo giuliano-dalmata.
A cura di Andrea Esposito
141 CONDIVISIONI
Immagine

La stagione 2014/15 del Teatro Bellini di Napoli apre con lo spettacolo “Magazzino 18” di Simone Cristicchi, scritto insieme a Jan Bernas e con la regia di Antonio Calenda, in scena fino a domenica 26 ottobre. Qui trovate tutte le info.

Un po’ di Storia

Magazzino 18, scritto a quattro mani da Simone Cristicchi e dal giornalista Jan Bernas, racconta un episodio della storia italiana poco conosciuto o comunque in parte dimenticato: l’esodo giuliano-dalmata, altrimenti conosciuto come esodo istriano. Ma cosa accadde esattamente? A seguito del trattato di pace di Parigi del 1947, in cui l’Italia sedeva dal lato degli sconfitti, alcuni territori di confine appartenenti al Regno d’Italia, nello specifico, Fiume, Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa, buona parte dell’Istria e del Carso triestino e goriziano e la Dalmazia (quest’ultima però occupata durante la guerra), furono ceduti alla Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito. Va ricordato che questi territori, poco meno di trent’anni prima, erano stati sottoposti a un processo di italianizzazione forzata che aveva generato tensioni etniche che poi, proprio durante e dopo la seconda guerra mondiale, ebbero sfogo con esecuzioni sommarie da parte italiana verso le componenti slave e uccisioni di massa di italiani da parte dei partigiani slavi (i massacri delle foibe). Con l’annessione di questi territori alla Jugoslavia di Tito, si determinò quindi una diaspora forzata dei cittadini di etnia e lingua italiana (si stima circa 350 mila) verso la madrepatria e intere città e villaggi, specialmente in Istria, si svuotarono dei suoi abitanti.

Che cos’è il Magazzino 18

Magazzino 18 non è altro che è un edificio del Porto Vecchio di Trieste in cui, ancora oggi, sono accatastati oggetti e masserizie appartenuti agli esuli fuggiti verso l’Italia e mai più reclamati, contrassegnati dalla scritta “servizio esodo”. Si tratta di un vero e proprio “luogo della memoria” che da oltre sessant’anni custodisce il ricordo di una pagina dolorosa della nostra storia e che Cristicchi documenta anche attraverso un video, proiettato sul fondo scena, con cui apre il suo spettacolo.

Lo spettacolo

Innanzitutto ricordiamo che questo è il quinto spettacolo di Cristicchi, dopo “C.I.M.”, “Canti di miniere, d’amore, di vino e anarchia”, “Li Romani in Russia” e “Mio nonno è morto in guerra”. Come lui stesso ci ha raccontato durante l’intervista “la fonte di ispirazione del mio lavoro a teatro parte dal teatro-canzone di Gaber” e incontra il teatro narrazione, “specialmente Marco Paolini” per trovare poi una sintesi personale che mette insieme queste ed altre suggestioni. In effetti “Magazzino 18” si potrebbe sinteticamente definire uno spettacolo di teatro narrazione con dei momenti musicali, sebbene non particolarmente insistiti, e con qualche concessionie al puro intrattenimento, nell’accezione più popolare del termine. Anche la stessa drammaturgia che ha dei momenti anche intensi e sottili e un po’ gravata dal peso della didascalia, della necessità di non perdere per strada nemmeno uno spettatore. Ciò detto però lo spettacolo è, nell'insieme, godibile e adatto a tutti e inoltre, a parte qualche incertezza iniziale (accettare il patto di un narratore così forzatamente ingenuo e burino è un po’ faticoso) l’andamento complessivo è abbastanza trascinante, lo spettacolo col passare dei minuti cresce e soprattutto incuriosisce. I personaggi, tutti impersonati da Cristicchi che, va detto, mostra un notevole controllo nell'interpretazione, sono tutti evocati dal narratore: l’archivista Persichetti. Quest’ultimo, che incarna tutti gli aspetti deteriori dell’italianità, è stato mandato a Trieste dal Ministero degli Interni per protocollare e archiviare gli oggetti contenuti all’interno del Magazzino 18. Da qui, come è forse già chiaro, partono una serie di linee narrative che sviluppano il racconto della tragica vicenda vissuta dagli esuli giuliano dalmati.

La polemica con Wu Ming

Il debutto dello spettacolo, avvenuto a Trieste esattamente un anno fa, è stato accompagnato da roventi polemiche scoppiate su twitter tra il cantautore romano e il colletivo Wu Ming. Sul loro sito, wumingfoundation.com, Cristicchi viene accusato di essere un mistificatore della storia e anche un fascista. Uno dei punti caldi della polemica riguarda il passaggio dedicato alle foibe e più in generale all’inquadramento storico della vicenda esodo. Piero Purini, autore di “Metamorfosi etniche. I cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria. 1914-1975” (edizione KappaVu), e autore di un articolo sul sito della Fondaizone Wu Ming dal titolo “Quello che Cristicchi dimentica” sostiene che in quel territorio “c’erano popolazioni autoctone (italiani, sloveni e croati) presenti da secoli, spesso fuse e mescolate tra loro […] Anche sul termine «italiani» ci sarebbe da ridire, in quanto, più che di «italiani» si trattava di popolazioni che parlavano il dialetto istroveneto della zona”. Difficile per noi entrare in questo dibattito e stabilire torti e ragioni, dal canto suo Cristicchi, come emerge anche dalla nostra videointervista, risponde alla polemica sostenendo di aver raccontato questa storia “affinché tutti la conoscano” e “se c’è atto d’accusa è proprio verso l’Italia che ha voluto sotterrarla e non verso un’ideologia (quella comunista) che è stata sconfitta dalla storia e non certo da me, ora”.

141 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views