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Si sposa per avere diritti, la Curia attacca Simona Vinci: “Nozze nulle”

La Diocesi di Bologna contro la scelta della scrittrice Simona Vinci che aveva annunciato di sposarsi solo per tutelare suo figlio.
A cura di Susanna Picone
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La Chiesa contro Simona Vinci. La scrittrice è stata attaccata dopo aver annunciato su Facebook di aver sposato civilmente nel Comune di Budrio, nel Bolognese, il padre di suo figlio per tutelare il bambino. Un matrimonio, dunque, celebrato per avere diritti “perché le leggi dello Stato Italiano non garantiscono l’assistenza e la facoltà decisionale della compagna e del compagno di vita in caso di gravi malattie che purtroppo possono capitare”. “Non ho mai avuto – ha scritto la Vinci – il mito del matrimonio romantico e trovo una pagliacciata tutto ciò che ruota attorno ad un contratto. Bisognerebbe svincolare questo contratto dall’aspetto ‘sessuale’. Una famiglia può benissimo essere un patto tra persone (amici, amiche) che condividono oneri, diritti e doveri per scelta e per affetto. La spesa, alla faccia del business dei matrimoni sfarzosi, è stata di 16 euro in marca da bollo”. Il settimanale diocesano “Bologna Sette” in edicola oggi, nel giorno dell’inizio del Sinodo sulla famiglia, ha attaccato con un articolo firmato dal giudice del tribunale ecclesiastico Paola Cipolla la scelta della scrittrice. Secondo la Diocesi quel matrimonio è nullo.

La Curia attacca: “Matrimonio è una farsa” – “Non si può – è scritto nell’articolo – decidere di sposarsi solo perché così si ottengono diritti e benefici che diversamente, non si avrebbero secondo la legislazione vigente. Così tutto perde il suo senso, diventa un pro-forma, una farsa, una simulazione: per l’ordinamento italiano quel matrimonio è nullo, così come è nullo il matrimonio celebrato al solo fine di acquistare la cittadinanza. Il matrimonio è di più, molto di più. Il senso di celebrare il matrimonio non può stare nella ricerca di una tutela istituzionale”. Il sindaco di Budrio Giulio Pierini è intervenuto sulla questione sollevata dalla Chiesa per difendere la regolarità del matrimonio della scrittrice. “Non possono essere messi in discussione i sentimenti e l’affetto. Chi siamo noi per giudicare i progetti di vita di quella che era già una famiglia molto prima di martedì scorso?”, ha detto il sindaco.

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