562 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Shakespeare tradotto da Eduardo per i 30 anni dalla scomparsa (VIDEO)

Le celebrazioni per i 30 anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo si aprono con “Napoli nella tempesta…”, uno spettacolo di Bruno Garofalo tratto da “La tempesta” di Shakespeare nella traduzione in napoletano che Eduardo pubblicò poco prima di morire.
A cura di Andrea Esposito
562 CONDIVISIONI
Immagine

La notizia è arrivata così, all’improvviso, sorprendendo un po’ tutti: il Forum Universale delle Culture, o meglio ciò che ne resta, inaugura le celebrazioni per il trentennale della scomparsa di Eduardo De Filippo. Ad aprirle, lo spettacolo “Napoli nella tempesta…” andato in scena nel cortile del Maschio Angioino (il 7 e 8 settembre e in programma il 10 al Teatro Mercadante di Napoli e il 13 al Teatro Romano di Benevento) per la regia di Bruno Garofalo, che di Eduardo è stato lo scenografo; le elaborazioni videografiche di Claudio Garofalo, fotografo di scena della compagnia De Filippo; le musiche di Antonio Sinagra, anch’egli collaboratore del Maestro nelle ultime fasi della sua carriera. Nel ruolo di protagonista, Mariano Rigillo, accompagnato sul palcoscenico da Anna Teresa Rossini, Madeline Alonso, Chiara Baffi, Lalla Esposito, Lello Giulivo e Antonio Murro.

Le celebrazioni, raccolte sotto il titolo “Eduardiana”, seguono con due convegni internazionali: uno in programma alla Seconda Università di Napoli, dal 25 al 27 settembre, “Eduardo: precursori, modelli, compagni di strada e successori”; l’altro all’università Federico II, il 23 e 24 ottobre, “Eduardo De Filippo e il teatro del mondo”. Mentre al Teatro San Ferdinando, il 7 e 8 ottobre, Enzo Moscato porterà in scena il suo spettacolo “Ta-kai-ta”, scritto circa tre anni fa proprio in memoria di Eduardo. A seguire, sempre al San Ferdinando, l’11 e 12 ottobre, Antonio Sinagra dirigerà un concerto dal titolo “Eduardo in canto”. Per maggiori informazioni e orari vedi qui.

Rimandiamo a un’altra occasione le considerazioni su che cosa sia rimasto del Forum Universale delle Culture, forse la più grande occasione persa per Napoli degli ultimi anni. Preferiamo adesso raccontarvi di “Napoli nella tempesta…” spettacolo che siamo andati a vedere e di cui vi forniamo una breve videosintesi con interviste al regista Bruno Garofalo, all’attore protagonista Mariano Rigillo e al compositore Antonio Sinagra.

“La tempesta” è l’ultimo lavoro di Eduardo, pubblicato nel 1983 nella collana Einaudi “Scrittori tradotti da scrittori” e realizzato su richiesta dello stesso Giulio Einaudi, il quale aveva proposto all'ormai anziano drammaturgo di tradurre una pièce di Shakespeare a sua scelta. De Filippo realizzò così una traduzione in un napoletano presunto seicentesco, ma che in realtà è ricco di invenzioni linguistiche proprie della poetica eduardiana. Il Maestro Sinagra, che collaborò con De Filippo proprio nell’ultima fase della sua vita, ci ha raccontato che “Eduardo si divertì, dopo la stesura del testo, a registrare tutte le voci della commedia e a scegliere musiche e intermezzi”. Questa preziosissima registrazione fu utilizzata per la messinscena che inaugurò la Biennale Teatro del 1985 (l’anno successivo alla morte del maestro) realizzata con le marionette dei Fratelli Colla.

Ciò detto, perché Eduardo scelse di tradurre, tra i tanti capolavori del Bardo, proprio “La tempesta”? Abbiamo girato questa domanda sia a Garofalo che a Rigillo e Sinagra, e ciascuno ci ha fornito, anche alla luce della propria conoscenza diretta del maestro, la sua interpretazione. Su tutte, prevale l’ipotesi dell’orizzonte fiabesco, dell’universo fantastico, che la commedia scespiriana offre e che avrebbe affascinato Eduardo; ma forse l’intuizione più corretta è quella a cui Garofalo fa riferimento quando parla di “un senso di giustizia e non di vendetta che pervade l’opera” e ancora “di quella stranissima e incredibile presenza di personaggi napoletani nell’originale di Shakespeare”. In effetti, andando a leggere la nota scritta da Eduardo a chiusura del volume, riscontriamo questi elementi e in più scorgiamo quella che potremmo definire un’autentica profezia sul nostro tempo: “Sebbene sia stato trattato in modo indegno da suo fratello, dal re di Napoli e da Sebastiano, Prospero non cerca la vendetta bensì il loro pentimento. Quale insegnamento più attuale avrebbe potuto dare un artista all’uomo di oggi, che in nome di una religione o di un ideale ammazza e commette crudeltà inaudite, in una escalation che chissà dove lo porterà?” (Eduardo, 1983).

Per quanto riguarda la messinscena, il regista punta sulla formula dell'oratorio con gli attori sistemati in proscenio dietro a dei leggii e l'orchestra alle loro spalle. L'effetto è di notevole impatto anche grazie alle videoscenografie di Claudio Garofalo che regolano le temperature delle varie scene e ne scandiscono i passaggi. Gli interpreti, tutti molto bravi, a cominciare dal titanico Rigillo, danno voce al testo eduardiano e alle musiche originali che spaziano da moresche a villanelle e tammurriate. Nel complesso uno spettacolo molto gradevole.

562 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views