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Sessantadue consiglieri regionali non vogliono restituire il vitalizio, il giudice dà loro ragione

Stando a una riforma dei vitalizi emanata nel 2014 dalla regione Trentino Alto Adige, alcuni ex consiglieri e attuali consiglieri regionali dovrebbero restituire le somme percepite anticipatamente in virtù dell’allora vigente legge. In sessantadue hanno però fatto ricorso opponendo una questione di costituzionalità, accolta dal giudice del tribunale di Trento che ha rinviato la legge alla Consulta per un parere definitivo.
A cura di Charlotte Matteini
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consiglio regionale

Sessantadue ex consiglieri regionali del Trentino Alto Adige hanno presentato ricorso al Tribunale Civile di Trento per chiedere l'annullamento del taglio ai vitalizi operato attraverso l'approvazione di due leggi regionali nel 2014 che hanno profondamente riformato il sistema. Opponendo una questione di costituzionalità, i consiglieri regionali hanno chiesto ai giudici di valutare la legittimità delle norme approvata oltre due anni fa, che prevedono non solo il taglio dei vitalizi ma anche la restituzione delle somme anticipate dal Fondo Family richieste dai consiglieri sulla base dell'allora vigente legge. La questione di costituzionalità relativa alla restituzione delle quote di vitalizio riscosse anticipatamente da alcuni consiglieri è stata ritenuta "rilevante e non manifestamente infondata" dal giudice Roberto Beghini del foro di Trento – e pertanto rinviata alla Consulta che dovrà ora esprimersi sulla legittimità costituzionale del provvedimento – considerando dubbie le norme che prevedono "l’applicazione retroattiva della nozione di valore attuale medio e prevedono obblighi di restituzione di somme e/o quote del Fondo Family già legittimamente percepite sulla base della legge 6 del 2012". Sempre lo stesso giudice, però, ha contestualmente ritenuto infondata la questione di costituzionalità relativa al taglio dei vitalizi pari al 20% operato nell'ambito delle leggi regionali contestate dai ricorrenti.

Come spiega il Corriere delle Alpi:

Il rilievo di costituzionalità che è stato ritenuto fondato dal giudice riguarda la modifica del cosiddetto tasso di sconto con il quale è stato attualizzato il vitalizio di ciascun consigliere. Si tratta di una percentuale del vitalizio totale da sottrarre per ogni anno di godimento da calcolare in base all’aspettativa di vita di ciascun consigliere. Più alto è il tasso di sconto e più ci rimette il consigliere. Come si ricorderà sul punto c’è anche un’inchiesta penale. Infatti il tasso di sconto individuato in un primo momento dal consulente Stefano Visintin andava dal 2,5 al 4%, ma la giunta regionale, tolse l’incarico e Visintin e lo affidò a Gottfried Tappeiner, presidente del Pensplan, che calcolò un tasso di sconto fisso dello 0,81% per ogni anno, considerando anche un’aspettativa di vita piuttosto generosa.

Sulla base di questo tasso sono stati attualizzati i vitalizi degli ex consiglieri che avevano scelto di passare al nuovo regime. In altre parole, chi ha scelto l’attualizzazione ha incassato l’importo del vitalizio in un’unica soluzione, parte in denaro contante e parte in quote del Fondo Family liquidabili a partire dal 2018. La legge 4 voluta dai presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher ha, tra le altre cose, cambiato il calcolo dell’attualizzazione applicando un tasso di sconto simile a quello ipotizzato da Visintin introducendo la nozione di valore attuale medio. Se il ricalcolo dell’attualizzazione non dovesse passare il vaglio della Consulta sarebbe una brutta botta per la riforma dei vitalizi e gli ex consiglieri potrebbero gridare vittoria, soprattutto quelli più fortunati, che con l’attualizzazione hanno incassato assegni anche milionari.

Se alla fine la Consulta dovesse dar ragione ai ricorrenti, la Regione Trentino Alto Adige rischia di dover affrontare un buco di bilancio pari a circa 30 milioni di euro. Secondo quanto dichiarato dal presidente della provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, "l’obiettivo era di recuperare 29 milioni di euro, ne sono rientrati 17 e ne restano quindi 12 oggetto di ricorsi". Secondo il Movimento 5 Stelle locale, però, la colpa di questa mancata restituzione sarebbe da imputare proprio all'amministrazione regionale, che non ha provveduto ad applicare integralmente la norma prevista dalla legge: "Chi non ha restituito neanche un euro sono 37 ex consiglieri regionali di cui 29 che già percepiscono il vitalizio e 8 – su 40 – che all’entrata in vigore della riforma non avevano ancora maturato il vitalizio e che ora, come nel caso di Baumgartner, iniziano a incassare. All’interno della norma voluta da Rossi esiste la specifica previsione delle iniziative da intraprendere nel caso le restituzioni non vengano effettuate. La norma prevede che, trascorsi inutilmente 90 giorni dalla richiesta, si attivino le iniziative giudiziarie per la riscossione forzosa. Nel caso sia sfuggito a Rossi, il termine è scaduto da un paio di anni”, ha dichiarato Filippo Degasperi, consigliere del Movimento 5 Stelle.

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