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Servono 1,5 miliardi di euro: si pensa ad aumenti su benzina e sigarette

Allo studio del governo la manovra correttiva richiesta dalla Commissione europea: secondo indiscrezioni, l’Esecutivo sembra essere orientato a introdurre una serie di aumenti che colpiranno i carburanti e i tabacchi attraverso l’aumento delle accise: si calcola un aggravio di circa 50-60 euro annui per contribuente.
A cura di Charlotte Matteini
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La manovra correttiva richiesta dalla Commissione europea potrebbe costare circa 1,5 miliardi di euro in aumenti di tasse ai contribuenti italiani. Allo studio del governo, infatti, ci sarebbero alcuni provvedimenti che puntano a recuperare parte della somma richiesta qualche settimana fa da Bruxelles attraverso l'aumento delle accise sui carburanti e dei prezzi dei tabacchi, per un aggravio totale che ammonterebbe a circa 50-60 euro l'anno per contribuente. Sostanzialmente, quindi, dopo le iniziali ritrosie dell'Esecutivo Gentiloni a rispondere prontamente ai rilievi avanzati dalla Commissione relativi alla legge di stabilità varata lo scorso dicembre dal dimissionario Governo Renzi – che avrebbe sforato i parametri europei sul deficit di 3,4 miliardi di euro – ora il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sembra propendere per un ipotetico innalzamento delle accise per non essere costretto a varare aumenti di tasse e imposte che in questo momento potrebbero minare le basi della crescita economica italiana.

"L’ipotesi di un aumento delle accise sui carburanti non è purtroppo una novità e insiste nel penalizzare il settore petrolifero oltre che i consumator. Stando alle nostre stime per recuperare il miliardo di euro di cui si parla in questi giorni, si tratterebbe di un ulteriore incremento di non meno di 3-4 centesimi euro/litro", ha spiegato il presidente dell’Unione petrolifera, Claudio Spinaci. La cifra, però, potrebbe anche essere più alta in realtà, se spalmata in un arco temporale inferiore all'anno solare. Con aumenti del genere, spiega sempre Spinaci, "l’aggravio annuo sarebbe compreso tra i 26 euro delle vetture a benzina ed i 34 dei diesel".

"Attualmente il peso fiscale sui carburanti oscilla tra il 62% del gasolio ed il 65% della benzina tant’è che le nostre tasse sono tra le più alte d’Europa a fronte di un prezzo industriale allineato a quello degli altri paesi. In media lo Stato incassa 38,8 miliardi di euro l’anno, di questi 17,9 arrivano dalle accise sul gasolio e 7,55 dalle benzine, oltre a 9,5 miliardi d Iva", sottolinea l'Unione petrolifera, sostenendo inoltre che il governo dovrebbe invece puntare non sull'aumento delle accise per consumatori ma provvedere "a dare subito attuazione alle misure approvate a fine anno per contrastare l’evasione di Iva e accisa sui carburanti, purtroppo ampiamente presente nel settore e stimata intorno al 10%, acquisendo così risorse equivalenti".

Per quanto riguarda invece sigarette e tabacchi in generale, gli aumenti porterebbero qualche centinaio di milioni di euro nelle casse dello Stato e si calcola che un'innalzamento del prezzo da circa 10 o 20 centesimi a pacchetto potrebbe costare dai 20 ai 35 euro in più annui a fumatore, variabile a seconda del numero di sigarette fumate al giorno. "Prevedere l’impatto di una manovra del genere sul prezzo finale è molto difficile, perché innanzitutto non siamo più in regime di prezzi amministrati e per i produttori i prezzi sono una variabile strategica. Poi bisogna tenere presente che in questo settore ci sono tre parametri che si possono muovere: l’onere fiscale minimo, la componente specifica dell’accisa e l’incidenza totale. E a seconda di come si muovono queste voci si impatta di più sulle sigarette di fascia bassa, media o alta. E poi c’è un’ulteriore variabile da tenere presente: la possibile reazione dei produttori che per motivi di concorrenza potrebbero anche decidere di assorbire gli aumenti", ha spiegato il professor Marco Spallone, vicedirettore del centro studi Casmef-Luiss, sottolineando che un aumento dei prezzi dei tabacchi potrebbe spingere i consumatori verso il contrabbando: "Questo è un mercato così maturo e complesso che occorre fare attenzione. Si rischia di alterare la concorrenza tra le varie fasce di prodotto oppure di far crollare le vendite, oltre a spingere i consumatori che dispongono di un minore potere d’ acquisto verso il contrabbando. Ovviamente non conviene a nessuno e per questo sarebbe bene muoversi con grande prudenza".

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