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Se vi piacciono gli scacchi e la politica, la Spagna, in questo momento, è il posto giusto

La partita politica spagnola si complica. Rajoy cercherà di fare un governo, ma l’appoggio di Ciudadanos non basta. E intanto i socialisti del Psoe chiudono la porta: “Mai con la destra”. Podemos si gode la festa e si tira fuori dalle trattative. In attesa che arrivi il Re Felipe e faccia il miracolo. L’alternativa è il ritorno alle urne, ma potrebbe non bastare.
A cura di Redazione
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Cerchiamo di riassumere quello che è successo dopo la vittoria della destra del Pp, l’esplosione di Podemos, unico vero vincitore, la crisetta dei socialisti e lo sgonfiamento del palloncino Ciudadanos.

A CACCIA DI VOTI – Le due ore di ritardo con cui il vincitore “di Pirro” Mariano Rajoy si presenta ai giornalisti nella sede di Calle de Genova la dice lunga. Il presidente dei Popolari di Spagna certifica la realtà e nel passaggio-chiave dice: “Siamo la prima forza politica del Paese e di certo non si può fare un governo senza il nostro appoggio: quindi siamo noi a dover governare. D’altra parte io stesso ho sempre detto che non mi sarei presentato a governare senza i voti sufficienti per una solida maggioranza. Con discrezione e prudenza parlerò con i partiti che condividono i nostri stessi valori”. Ciudadanos e Psoe: ma se il sostegno del primo è quasi scontato, ecco che la partita con il Psoe sarà decisiva.

MATRIMONIO FALLITO – Come detto ieri sera al caldo dei risultati (link), il paese è “ingovernabile” perché nessuna forza politica ha la maggioranza dei seggi (i popolari hanno infatti vinto con meno del 30% dei voti). L’unica speranza, durata appena una notte, era un “matrimonio” all’italiana, un Pp più Psoe identico al “patto” che tutt’ora, nel parlamento italiano, lega gli ex nemici giurati Pd e Pdl e che va avanti e supera violente tempeste senza l’ombra, mai, di una crisi di governo.

NIENTE INCIUCI – Ma la Spagna non è l’Italia è la “proposta indecente” nel palazzetto di Calle de Ferraz, sede di uno dei partiti di sinistra più antichi d’Europa, fondato nel 1879, il “giochino” all’italiana è stato liquidato velocemente. Alle 13.30, Cesar Lueana, segretario dell’organizzazione del Psoe, parla ai giornalisti e chiude la porta: “Il Psoe voterà no alla candidatura di Rajoy”. Non si asterrà (liberando magari la via a un governo Pp più Ciudadanos in seconda battuta), voterà proprio no.

NO SE PUEDE – Podemos ora si gusta la vittoria e si defila confermando uno scontatissimo no ad un appoggio alla destra. Iglesias, infatti, è pur sempre a capo di un movimento fortemente di sinistra che ieri notte, durante la festa, cantava El pueblo unido jamas sera vencido con il pugno chiuso e che ha idee e posizionI profondamente inconciliabili con i Popolari.

HO VISTO UN RE – Quindi ingovernabilità, in attesa che sul campo scenda uno dei futuri protagonisti, Re Felipe e che ci pensi lui verrebbe dire. A un anno e mezzo dall’insediamento al posto del padre Juan Carlos, avrà un ruolo molto simile a quello che ha avuto Giorgio Napolitano dopo le elezioni del 2013 visto che la Costituzione gli affida compiti di “arbitro” e “moderatore”. Ma di certo, anche ai monarchi, i miracoli risultano piuttosto difficili. Una fase, delicata e avvincente, che avrà un termine: due mesi dal primo incarico entro i quali, se non si sarà trovata un’alleanza solida e che raggiunga almeno la maggioranza relativa, si tornerà al voto. Una tornata che, con la stessa legge elettorale, probabilmente potrebbe restituire la stessa situazione. E gli scacchi diventerebbero enigmi.

A cura di Giorgio Scura

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