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Scuole paritarie e Ici, dopo l’ira della Cei il governo studia una soluzione

La decisione della Cassazione sugli istituti scolastici religiosi di Livorno che dovranno pagare l’Ici continua a far discutere. Dopo il duro commento della Cei il governo ha detto che verrà aperto un tavolo di confronto. La stessa Cassazione interviene per placare la bufera.
A cura di Susanna Picone
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È l’idea di alcuni presidi per far fronte al boom di iscritti dato che “non c’è spazio per tutti” non solo all’università ma già nelle scuole superiori. Tra gennaio e febbraio già molti liceo hanno fissato delle prove per valutare la preparazione degli studenti. Ed è chiaramente polemica.

La pronuncia della Corte di Cassazione sulle scuole religiose di Livorno che devono pagare l'Ici ha scatenato la durissima protesta della Cei – con monsignor Nunzio Galantino che ha parlato di “sentenza pericolosa” che intacca gravemente “la garanzia di libertà di educazione richiesta anche dall’Europa” e che mette in pericolo la sopravvivenza delle scuole paritarie – ma anche la presa di posizione del governo che ha annunciato, tramite il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, l'avvio di un “tavolo di confronto” per arrivare “a un definitivo chiarimento normativo”. La sentenza della Suprema Corte, ha detto il sottosegretario De Vincenti, “sul pagamento dell'Imu da parte delle organizzazioni non profit, previsto da una norma del governi Monti, segnala una difficoltà interpretativa nel caso delle scuole paritarie: apriremo quindi un tavolo di confronto con le organizzazioni non profit, comprese quelle religiose, per arrivare a un definitivo chiarimento normativo a questo riguardo. La norma del governo Monti, comunque – ha aggiunto -, era una norma senza dubbio equilibrata, dal momento che riconduceva il pagamento solo alle componenti di natura commerciale”.

Insorge la Cei, per Giannini c’è da riflettere – Dopo la sentenza della Corte di Cassazione la Cei ha invitato chi è chiamato ad adottare decisioni a “essere meno ideologico” avvertendo che non ci si rende conto del servizio che svolgono gli istituti pubblici paritari. “Penso che forse ci sia una riflessione da fare”, ha detto da parte sua il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che ha ricordato che in regioni come il Veneto, senza paritarie, Stato e Regione si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali. Intanto, la sentenza per le scuole di Livorno è stata commentata anche dall’Associazione Nazionale degli Istituti Non Statali di Educazione e di Istruzione, secondo cui “non sono per nulla pericolose e non limitano affatto, né minimamente, la libertà di educazione, anzi la rafforzano”.

La Cassazione: polemiche infondate – “Si tratta di polemiche in larga parte fuor d'opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto di un'indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della chiesa, che sarebbero potuti derivare da una interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza”: è quanto intanto ha affermato in una nota la Corte Suprema di Cassazione con l'intento di fare chiarezza. “Nel fine settimana hanno trovato notevole eco sugli organi di stampa polemiche, anche aspre, su una sentenza della Corte di Cassazione che obbligherebbe le scuole paritarie cattoliche – si legge nella nota – al pagamento dell'Ici e, in prospettiva, anche dell'Imu”. La Corte precisa che l’interpretazione sostenuta dalla sentenza “è che l'esenzione spetti laddove l'attività cui l'immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un'attività commerciale. L'onere di provare tale ultima circostanza spetta, secondo le regole generali, al contribuente”.La Corte – sottolinea la nota – ha ritenuto che il giudice d'appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell'istituto religioso, tenuto conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l'attività d'impresa. Tant'è che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l'esenzione spettasse o meno per l'attività didattica come concretamente svolta”.

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