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Scuola: ecco quando i genitori possono giudicare i compiti in classe dei figli

Secondo una sentenza del Tar della Puglia il padre e la madre di uno studente possono visionare i compiti in classe del figlio, valutando anche il voto dato dall’insegnante.
A cura di D. F.
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Anche i genitori, e non solo i professori, possono giudicare un compito in classe di uno studente. A stabilirlo è una sentenza del Tar della Puglia, secondo cui la madre e il padre di un ragazzo possono verificare l'esito di un compito e – di conseguenza – valutare anche l'operato di un docente. Come rivela Skuola.net, infatti, la richiesta non arriva solo per voti molto bassi ma anche di fronte a votazioni molto alte: persino di fronte a un 8 i genitori potrebbero avere qualcosa da ridire. La notizia è contenuta in una sentenza del Tribunale di Lecce, che ha imposto a una segreteria scolastica “l’esibizione degli elaborati, affinché il genitore potesse avere piena cognizione di gusti, aspettative e orientamenti culturali che si andavano acquisendo e sviluppando. L’ambiente della scuola partecipa alla crescita e alla maturazione dell’individuo, captando le aspettative di vita che, spesso, sfuggono a un dibattito in ambito strettamente familiare”. Lo studente deve essere informato della richiesta dei genitori ai quali ovviamente non può oppporsi. Le cose cambiano di fronte a un maggiorenne, per il quale non è prevista la supervisione della madre e del padre.

Se un genitore può valutare un elaborato, tuttavia, non ha comunque accesso al registro di classe e non può quindi visionare i voti dei compagni di classe del figlio. Lo stabilisce una sentenza del Tar della Toscana, che spiega come un genitore possa visionare solo il documento inerente suo figlio e non fare paragoni con il resto della classe.

Per quanto riguarda i concorsi è necessario fare riferimento alla sentenza n. 6450/2008 del Tar del Lazio, che prevede che gli elaborati siano a completa disposizioni per eventuali verifiche, per cui il diritto di accesso è garantito: Come spiega il portale Skuola, infatti, "i candidati ad un concorso accettano implicitamente di essere messi in competizione gli uni con gli altri, cosa che non accade ad esempio tra alunni della stessa classe. Per questo sarebbe inutile controllare i voti del compagno di banco".

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