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Scuola, dal 2018 i vincitori di concorso guadagneranno 300 euro al mese

Il nuovo percorso triennale di formazione per i giovani insegnanti prevede una retribuzione crescente. Per i sindacati non è accettabile che un vincitore di concorso pubblico guadagni 300 euro mensili.
A cura di Redazione Cultura
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Secondo quanto previsto dal decreto legge che, dopo la firma del Capo dello Stato, sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, dal 2018 i laureati vincitori del concorso pubblico per diventare insegnanti nella scuola statale guadagneranno, per il primo anno di lavoro circa 300 euro netti al mese, circa 600 lordi. E così, immediata, arriva la nota dell'Anief, l'Associazione Sindacale degli insegnanti:

Si è mai visto un laureato vincitore di un concorso pubblico che guadagna il primo anno di lavoro 300 euro netti al mese? La risposta è ovvia. Sarebbe più corretto chiamarlo rimborso-spese.

Il sindacato denuncia ciò che verrà conferito ai quei nuovi insegnanti che tra meno di due anni saranno selezionati con il nuovo concorso per diventare insegnanti, previsto nel 2018, così come emerge dal nuovo sistema di formazione e reclutamento, approvato dal Governo. Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, nei giorni scorsi ha parlato del compenso per i neo-assunti, aggiungendo che sarà pari a 600 euro lordi per il primo anno, per poi aumentare.

Il problema, al di là dei giovani abilitati in formazione che otterranno questo compenso (piccolo e grande che sia, nel sistema attuale non è previsto nemmeno) è che secondo l’Anief questa forma di "stipendio" finirà non solo a giovani ex studenti universitari, ma anche a precari storici, che a 40-50 anni dovranno iniziare un nuovo percorso e rimettersi in discussione. Col serio rischio di guadagnare in un anno meno di una mensilità lorda di un pari collega europeo, cioè in tutti quei paesi dove la professione insegnante è decisamente più valorizzata di oggi.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ha dichiarato:

Fa pensare il fatto che si debba ancora una volta commentare la decisione del Governo di turno di assegnare somme risibili ai nostri docenti, soprattutto perché è un copione non solo già visto ma che si sta sempre più piegando verso il basso. A chi ha escogitato questa soluzione finale, vorremmo chiedere se ha pensato come faranno i docenti meritevoli e più bravi a ‘campare’ con 70 euro a settimana, magari anche costretti a svolgere il loro primo anno di formazione e prova a mille chilometri da casa. Con il rischio pure di essere bocciati, al termine del triennio svolto nel ruolo ibrido da docenti non più precari ma nemmeno di ruolo.

La norma approvata con questo decreto legislativo prevede per il nuovo concorso pubblico due scritti e un orale. Una volta superata la prova, si entra in un percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio (denominato Fit), che parte da una retribuzione crescente fin dal periodo della formazione, novità rispetto a prima. Alla fine del triennio, se i giovani insegnanti in formazione, riceveranno valutazione è positiva, saranno immessi in ruolo.

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