Schwazer, Tamberi applaude il Tas: “La squalifica è giusta, si è dopato due volte”
La decisione del Tribunale dell'arbitrato sportivo, che ha confermato la condanna per Alex Schwazer, ha inevitabilmente dato il via ad una serie di reazioni che hanno coinvolto anche lo stesso mondo dello sport azzurro. La squalifica di otto anni per il marciatore altoatesino, arrivata in seguito alla presunta nuova positività rilevata in un controllo del gennaio scorso, ha spaccato in due l'Italia dividendola tra chi crede in un complotto ai danni dell'azzurro e chi applaude alla decisione del Tas. A far parte, sin dall'inizio della vicenda, di quest'ultimo partito c'è anche Gianmarco Tamberi: campione del mondo indoor di salto in alto.
L'attacco di Tamberi
Il 24enne marchigiano, presente a Rio de Janiero solo da tifoso a causa del suo recente infortunio, ha nuovamente attaccato il collega dopo l'udienza di due giorni nella quale Schwazer ha tentato di far valere le sue ragioni: "Ho già detto cosa penso di questa nuova positività – ha dichiarato Tamberi – Schwazer è stato trovato positivo due volte e penso che un'atleta pizzicato per doping non debba più vestire la maglia azzurra perché non rappresenta più i valori della nazionale. La squalifica di otto anni? Non devo essere io a dire se è giusta o meno. Non credo ad un complotto, anche perché penso sia difficile per la Wada architettare una cosa del genere. Sarebbe una cosa talmente grande da mettere sottosopra lo sport mondiale. Il mio non è un accanimento contro di lui, ma semplicemente il mio modo di concepire il mondo dello sport. Il doping è una cosa sporca e non deve far parte del nostro mondo".
La reazione di Schwazer
Non è stata una notte serena quella del 31enne marciatore di Vipiteno, che era partito per il Brasile convinto di poter dimostrare la sua innocenza. "Sono senza parole – ha dichiarato ai cronisti che lo hanno per diversi minuti in conferenza stampa – Pensavo davvero di poter partecipare alle Olimpiadi, è da oltre un anno che lavoro e faccio parecchi sacrifici, anche economici. Di tutta questa vicenda rimane solo una grande amarezza e dopo l'udienza di lunedì, ho pensato anche di smettere. Io nuovamente dopato? Se avessi preso microdosi di testosterone, non avrei potuto festeggiare, sarei dovuto andare a dormire presto e non avrei dovuto bere alcolici. I fatti, documentati con testimoni, dimostrano invece il contrario". Il presunto complotto, torna anche nelle parole di Sandro Donati: "E' evidente che c'è stato un fine persecutorio nei confronti di Alex – ha spiegato il coach – In un modo o nell'altro dovevano eliminarlo ed è stato facile incolpare uno con un precedente. Avete visto con quale tecnica, anche medici interessati da procedimenti giudiziari, si siano affrettati a definirlo persino "bipolare"? Gli hanno stroncato la vita".