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Schwazer: “Ho collaborato con l’antidoping russo”

Dichiarazioni importanti dell’atleta sui colleghi al centro dello scandalo doping in Russia. Nel frattempo rimosso dall’incarico il numero 1 dell’antidoping del Paese dell’est.
A cura di Marco Beltrami
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Alex Schwazer, l’atleta azzurro squalificato prima dei Giochi olimpici di Londra del 2012 per positività all’Epo, potrebbe avere un ruolo fondamentale nell’inchiesta che sta facendo tremare lo sport russo e mondiale. Il marciatore altoatesino all’indomani dello scandalo doping che ha travolto gli atleti del Paese dell’est, ha rivelato di aver dato un contributo all’antidoping russo: "In merito alla questione dei marciatori russi – riporta Adnkronos- ai quali ho fatto precisi riferimenti nelle dichiarazioni rese alla Procura della Repubblica di Bolzano fin dall'agosto 2012 e poi confermate davanti alla Procura antidoping del Coni, tengo a precisare che circa due mesi fa, l'Agenzia antidoping russa (Rusada) sulla base degli atti trasmessi alla stessa dalla Procura antidoping del Coni, ha inviato all'Avvocato Gerhard Brandstatter, che mi assiste legalmente una richiesta di collaborazione nell'indagine da loro aperta, invitandomi a rispondere ad una serie di domande che riguardavano i contenuti di un colloquio che avevo avuto con i marciatori della squadra nazionale russa. Ho fornito la mia collaborazione rispondendo con tutta la completezza possibile ai loro interrogativi ed indicando, quindi, i nomi degli atleti che avevano parlato con me e le ammissioni di doping che mi avevano dettagliatamente esternato”.

Schwazer sui casi di doping in Russia in tempi non sospetti

Schwazer ha dunque confermato i sospetti sul doping a cui avrebbero fatto ricorso gli atleti russi, con le sue dichiarazioni fatte in tempi non sospetti: “Già nel 2008, dopo la mia vittoria olimpica, in alcune interviste avevo fatto riferimento ai sospetti di doping che avevo maturato nei confronti di alcuni miei avversari russi. Poi nel 2011, dopo continui casi di doping che avevano coinvolto i marciatori di questo Paese, ho avuto ai Campionati Mondiali di Daeku la certezza del doping del gruppo guidato dall'allenatore Victor Chegin, per loro stessa ammissione”.

Salta il numero 1 dell'antidoping russo

Accuse senza prove”. Così definisce il documento dettagliato dell’agenzia mondiale antidoping che denuncia l'uso diffuso di sostanze proibite nello sport russo e la copertura del governo e perfino dell’Fsb, il portavoce di Putin Dmitri Peskov. Sicuramente c’è la massima disponibilità della Russia comunque a fare chiarezza su eventuali irregolarità come confermato dal ministro dello Sport Mutko, che ha però contrattaccato evidenziando che nelle competenze della Wada: “Non c’è il predeterminare ulteriori azioni delle organizzazioni sportive internazionali, dove i rappresentanti del movimento sportivo della Russia sono membri a pieno titolo”.  Il primo effetto delle accuse del massimo organismo antidoping però si è palesato con le dimissioni di Grigory Rodchenkov, il vero e proprio numero 1 dell'antidoping russo, il direttore del laboratorio di Mosca accreditato con l'agenzia antidoping al centro delle accuse contenute nel rapporto della Wada

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