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Scarcerata l’infermiera che somministrò morfina a un neonato “rognoso”: “Ora è più serena”

Concessi gli arresti domiciliari e Federica Vecchini, l’infermiera di 43 anni di Verona accusata di aver somministrato della morfina a un neonato, andato poi in arresto respiratorio.
A cura di Susanna Picone
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Esce dal carcere e va agli arresti domiciliari l'infermiera veronese di quarantatre anni arrestata la scorsa settimana con l'accusa di aver somministrato, in assenza di prescrizione medica e senza necessità terapeutiche, della morfina a un neonato che era poi andato in crisi respiratoria ed era stato salvato grazie alle stesse indicazioni date ai medici dall'operatrice sanitaria riguardo all'uso di un farmaco antioppiaceo. Il Gip scaligero ha accolto l'istanza per i domiciliari presentata dal legale di Federica Vecchini, l'avvocato Massimo Martini, a conclusione dell'interrogatorio di garanzia di venerdì scorso. L'infermiera era stata tratta in arresto al temine delle indagini riguardo all'episodio avvenuto nel mese di marzo. “Adesso è più serena”, ha commentato l’avvocato parlando della Vecchini e ricordando che l’infermiera si è detta totalmente estranea alle ipotesi d'accusa avanzate in sede di interrogatorio.

Avrebbe definito "rognoso" il bimbo e gli avrebbe dato morfina per "zittirlo" – L’infermiera, madre di tre figli, era stata arrestata al temine delle indagini coordinate dalla procura di Verona sull'episodio avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 marzo scorso, quando un bambino nato prematuro ma in procinto di essere dimesso dopo un mese di ospedale aveva cominciato improvvisamente ad avere crisi di respiro. All'arrivo dei medici, l'infermiera avrebbe suggerito la somministrazione di un farmaco antagonista degli oppiacei e così il neonato si era salvato. Le crisi respiratorie, però, come accertato dai medici, sarebbero dipese proprio dalla morfina era stata somministrata al piccolo poco prima. Secondo le ricostruzioni, nelle ore precedenti all’accaduto, l’infermiera avrebbe tenuto in braccio il neonato e l'avrebbe definito “rognoso” in presenza anche di altre colleghe. La donna avrebbe anche confidato di somministrare la morfina per via orale o nasale ai neonati “per metterli tranquilli”, evidentemente convinta che non ci fossero pericoli.

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