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Savona, l’anestesista è una donna: paziente rifiuta l’intervento e torna a casa

Quando era ormai tutto pronto un uomo di 70 anni che doveva essere operato per un’ernia inguinale ha cambiato idea perché ha saputo che l’anestesista era una donna. “Nulla di personale ma in giro dicono le donne anestesiste del San Paolo non sono brave”, ha spiegato ai medici spalleggiato dalla moglie.
A cura di Susanna Picone
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Qualche giorno fa all’ospedale San Paolo di Savona un paziente che avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento ha deciso, all’ultimo secondo, di non farsi più operare perché ha scoperto che l’anestesista era una dottoressa. E lui, a quanto pare, non si fida molto delle anestesiste donne. Il paziente, un settantenne che doveva essere operato per un'ernia inguinale, ha comunicato la sua decisione di rifiutare l’intervento e voler tornare a casa quando era ormai tutto pronto e lui attendeva insieme alla moglie nella sua camera di ospedale. “Non mi faccio operare con una anestesista donna – ha spiegato l'uomo, spalleggiato dalla moglie che la pensava come lui – nulla di personale, ma in giro dicono le donne anestesiste del San Paolo non sono brave”. “Non mi opero firmo e torno a casa”, ha quindi detto convinto mentre chirurgo e anestesista cercavano di fargli cambiare idea.

Il caso segnalato al primario di Anestesia e Rianimazione

La vicenda, come si legge sui quotidiani locali, è stata poi segnalata al primario di Anestesia e Rianimazione e coordinatore gestionale dei blocchi operatori degli ospedali di Savona e Cairo Brunello Brunetto che non ha nascosto il disappunto per quanto accaduto: “Per quel che mi riguarda – ha detto – si è trattato di un fatto molto grave. Ci tengo ad affermare che chiunque lavora nel mio gruppo, anestesisti, rianimatori, gode della mia fiducia, senza distinzione di sesso, ed è adeguato al ruolo che è chiamato a svolgere”. Sulla questione è intervenuta anche la vicepresidente della Regione Liguria Sonia Viale: “Voglio esprimere la mia piena solidarietà all’anestesista le cui prestazioni sono state rifiutate da un paziente in quanto la dottoressa è una donna. Si tratta di un gesto che non può essere accettato, da qualsiasi parte provenga. Ancor più grave in questo caso, perché il paziente ha rifiutato le cure”.

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