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Savina Caylyn e Rosalia d’Amato: che fine hanno fatto le navi italiane sequestrate dai pirati?

Sono passati diversi mesi da quando le navi battenti bandiera italiana sono finite nelle mani dei pirati del Corno d’Africa. Una sintesi della situazione attuale relativa alle condizioni della Rosalia d’Amato e della Savina Caylyn.
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d'amato

Corno d'Africa, luglio 2011: la siccità più preoccupante degli ultimi tempi si vive qui, in questo luogo affascinante e al tempo stesso dimenticato da Dio. L'Occidente risponde alla carestia inviando aiuti per quella che il Papa ha definito una "catastrofe umanitaria". Una situazione che nei corsi e ricorsi della storia si è presentata più volte e che continua a tormentare il popolo somalo.

Essere da oltre 5 mesi ostaggio dei pirati in una situazione come questa dev'essere qualcosa di inimmaginabile: oltre a mancare il cibo, le medicine e l'elettricità, i marittimi a bordo della Savina Caylyn adesso devono fare i conti con il caldo di cui il comandante Lubrano Lavadera aveva già parlato nei mesi scorsi. Nei colloqui con la stampa che i banditi del mare gli  avevano concesso, sperando che l'eco delle sue disperate parole arrivassero fino a chi avrebbe dovuto ascoltarle, il comandante ha raccontato di giornate passate sul ponte, costantemente sotto il tiro dei pirati, un bagno da dividere con 20 persone e un pugno di riso al giorno come pasto. Padri di famiglia e giovani di belle speranze, che hanno deciso di dedicare la loro vita al mare, fanno i conti con quello che forse ricorderanno come il periodo più brutto della loro vita. Ma a che punto è, se esiste, la trattativa per la liberazione dei 21 ostaggi? Cosa si sa delle due navi italiane nel Corno d'Africa? Già, perché le navi battenti bandiera italiana nelle mani dei predoni sono due ed entrambe fanno capo alla società armatoriale "Fratelli D'Amato" con sede a Napoli.

SAVINA CAYLYN- In ostaggio dall'8 febbraio scorso

Dopo i ripetuti contatti telefonici con l'equipaggio, nei primi giorni di giugno il silenzio sembrava farsi foriero di buone notizie. Si vociferava che fosse in atto una trattativa. Dopo aver lanciato l'ultimatum, un dialogo tra l'Italia e i pirati c'era stato ed era stata pattuita, inoltre, una somma di 10 milioni di euro per il riscatto: a pagare sarebbero stati l'armatore della società cui fa capo la petroliera , gli assicuratori inglesi e in parte anche il governo italiano. Le famiglie dei marittimi già pregustavano l'idea di riabbracciare i loro cari e si era ipotizzata già la data del rilascio: l'8 giugno, a esattamente quattro mesi dalla presa. Ma qualcosa deve essere andato storto, forse per problemi interni tra i pirati, l'accordo è miseramente saltato. I problemi tra i pirati del Corno d'Africa sono stati confermati successivamente dal figlio del direttore di macchine, Nicola Verrecchia. Nel corso della quarta edizione della Festa Gente di Mare, tenutasi a Gaeta lo scorso 25 giugno, Gaetano Verrecchia avrebbe riportato quanto saputo attraverso un colloquio con il padre, ovverosia che i pirati sarebbero divisi tra di loro e che ci sarebbe stata una sparatoria, durante la quale uno dei predoni sarebbe rimasto ferito. Da allora, null'altro si sa di quanto accade nel Golfo di Aden alla Savina Caylyn e le redazioni che seguono il caso, come Libero Reporter, hanno più volte trovato i telefoni di bordo scollegati.

ROSALIA D'AMATO- In ostaggio dal 21 aprile scorso

pirati somali

A 62 giorni dal sequestro, il 23 giugno scorso, è sempre la redazione di Libero Reporter a creare un primo contatto con la Rosalia d'Amato. Un contatto ottenuto miracolosamente, in quanto la redazione aveva provato più volte a telefonare, ma la nave carica di soia e diretta in Iran dal Brasile sembrava essere sparita nel nulla: telefoni perennemente staccati oppure numerosi squilli senza risposta. Un contatto brevissimo, durato appena 3 minuti in cui si è avuto solo il tempo di sincerarsi delle condizioni di salute dell'equipaggio e del desiderio  dell'equipaggio "che si faccia in fretta". Venti giorni dopo è la volta del secondo contatto, ecco alcuni stralci della conversazione avvenuta tra il secondo ufficiale di coperta Giuseppe Maresca, originario di Vico Equense, e il cronista di Libero Reporter:

Grazie davvero per il vostro interesse, finché non mi diranno di chiudere possiamo parlare. Possiamo dire che stiamo tutti bene, certo abbiamo perso parecchi chili, qui fa un caldo pazzesco, e si mangia poco. Io mi auguro che facciano presto, perché ogni giorno che passa, non posso nascondere che la situazione si fa sempre più difficile. Mi auguro che grazie a voi si possano smuovere le acque e che ci facciano tornare a casa al più presto Abbiamo saputo che i nostri colleghi della petroliera dei Fratelli D’Amato sono ancora qui come noi… Chissà quanto tempo allora ci vorrà ancora, pure per noi. […]Vi ringrazio per il vostro interessamento, tenete alta l’attenzione e speriamo si muova qualcosa. Ora vi devo lasciare, ma spero di risentirvi presto.

Vista la situazione di particolare tensione, l'onorevole Margherita Boniver, inviato speciale per le emergenze umanitarie del Ministro degli Esteri, dal 4 al 6 luglio si è recata nella zona del Corno d'Africa per una missione diplomatica. All'ordine del giorno c'erano diversi incontri tesi a rafforzare il coordinamento contro la pirateria e al tempo stesso la negoziazione del rilascio dei due equipaggi ostaggio dei pirati. Al suo ritorno in Italia, intervistata da Il Mattino di Napoli  lo scorso 14 luglio ha commentato: "Nutro la forte speranza che si possa giungere nel giro di pochi giorni alla liberazione dei marittimi italiani sequestrati dai pirati somali". Una dichiarazione di ottimismo che lascia ben sperare, specialmente per le famiglie degli 11 italiani, desiderose di riabbracciare i loro cari.

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